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La triste storia di Duro, buttato nel sacco dell’immondizia

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La triste storia del cane abbandonato e morto di stenti: un drammatico epilogo per “Duro” e per i volontari che hanno tentato disperatamente di salvargli la vita.

La triste storia di Duro

È una storia davvero triste, senza lieto fine, quella del cane ribattezzato “Duro”. Un cagnone già anziano, che invece di scendere dolcemente la china accanto ai suoi umani, è stato vittima della crudeltà: infilato in un sacco per l’immondizia e gettato lungo i binari. Una storia particolarmente difficile da accettare anche per i volontari che l’hanno accudito, che malgrado i loro sforzi hanno dovuto assistere alla sua morte dopo alcuni giorni di agonia. L’animale è stato ritrovato in un paese della bassa Valsesia, lungo i binari del treno. Ad accorgersi che qualcosa non andava sono stati gli operatori della linea, che lo scorso giovedì stavano facendo manutenzione. Lungo la massicciata della ferrovia, in un punto utilizzato come discarica abusiva, in mezzo all’immondizia e ai detriti di materiale edile, c’era un sacco nero. Che però si muoveva. Così gli operai si sono avvicinati credendo che contenesse – così perlomeno hanno affermato – una nutria.

L’intervento dei volontari

Lì però la sorpresa: le zampe non erano dei castorini da risaia, ma quelle di un cane. E pure di grosse dimensioni. Aperto il sacco, gli operatori si sono trovati davanti un cagnone agonizzante. Hanno subito avvisato l’amministrazione comunale di competenza, i cui addetti, a loro volta, hanno chiamato i volontari di “Quattro zampe nel cuore”, il ricovero per animali di Rovasenda. «Siamo intervenuti intorno alle 12 – racconta uno dei volontari che hanno preso parte alle operazioni di recupero-. Il cane probabilmente non era lì da tantissimo tempo, forse dalla mattina, altrimenti non sarebbe sopravvissuto. Abbiamo visto subito che le sue condizioni erano critiche; nonostante tutto però era vivo, per questo l’ho chiamato “Duro”. Lo abbiamo quindi ricoverato in una clinica veterinaria di riferimento, dove è stato sottoposto ad una cura intensiva. Purtroppo però, viste l’età e le patologie gravi di cui soffriva, “Duro” non ce l’ha fatta e dopo tre giorni è morto».

Nessun microchip

Ovviamente “Duro”, un cagnone di una trentina di chili e di una decina di anni, non aveva un microchip. «Chi lo ha portato fino lì aveva deciso di sbarazzarsene, invece di impegnarsi a curarlo anche solo con qualche puntura. Sarà difficile comunque, non avendo un microchip, risalire al proprietario». Almeno una piccola consolazione: le ultime ore della sua vita “Duro” le ha passate curato ed accudito. Sperando che non siano state le uniche.

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