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L’Europa mette in difficoltà i produttori di vino: la protesta delle aziende locali

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A lezione di vino nelle scuole di settore piemontesi

L’Europa mette in difficoltà i produttori di vino: le iniziative contro il cancro e gli abusi di alcool sono di primaria importanza, ma alcuni provvedimenti rischiano di “demonizzare” il vino di per sé e non solo l’abuso.

L’Europa mette in difficoltà i produttori vinicoli

Un’importante battaglia europea rischia di mettere indistintamente nel mirino anche prodotti tipici di alta qualità. Se non è passato il “bollino nero” sulle bottiglie di vino, che avrebbe dovuto indicarne la “pericolosità” per la salute, restano le pesanti misure economiche per i produttori (non solo di vino) previste dai programmi “Cancer plan” e “Nutriscore”. Le Città del vino, di cui fanno parte Ghemme e Sizzano, nelle scorse settimane avevano scritto una lettera ai parlamenterei europei e italiani per mettere in evidenza la pericolosità economica di tali misure. «Le condivisibili battaglie contro il cancro – si legge – e gli abusi di alcool non possono mettere in crisi le qualità dell’agroalimentare “made in Italy”». Sia Ghemme che Sizzano sono i luoghi di produzione di prestigiosi vini docg e doc. L’associazione nazionale Città del Vino, con la firma del suo presidente Angelo Radica, aveva così aderito all’appello dei firmatari del “Patto di Spello” (Città del Vino, Città dell’Olio, Movimento Turismo del Vino, Movimento Turismo dell’Olio, Federazione delle Strade del Vino dell’Olio e dei Sapori, Unione Italiana Vini) contro i provvedimenti europei.

I bollini

«Esprimiamo forte preoccupazione – scrive l’associazione – per alcuni dei contenuti espressi dalla relazione “Beating Cancer Plan”, e dalla proposta di adozione del cosiddetto “Nutriscore” che prevede l’apposizione sulle etichette dei prodotti agroalimentari, di bollini colorati che dovrebbero indicare al consumatore il grado di pericolosità di un prodotto, con l’ulteriore proposta di inserire il “bollino nero” sulle etichette del vino». In seguito alla protesta, al parlamento europeo è passata la linea morbida italiana: l’alert sanitario sulle bottiglie riguarderà l’abuso e non il semplice consumo. «ll piano europeo contro il cancro – prosegue l’associazione – iniziativa alla quale attribuiamo una forte valenza sociale e che nei suoi principi generali non può che essere condivisa, se verrà applicato così come previsto, penalizzerà fortemente, insieme al mondo del vino, anche altri prodotti tipici italiani e persino la possibilità di fare promozione enoturistica, settore questo che, sulla scorta di dati e ricerche anche recenti, sta assumendo un ruolo sempre più importante nello sviluppo di natura ampiamente sostenibile dei territori rurali».

 

Tra le misure per la lotta all’alcol, infatti, oltre alle etichette con l’alert sanitario, vi è il divieto di fare pubblicità e di sponsorizzare ad eventi sportivi da parte di aziende produttrici di prodotti alcolici, oltre ad un aumento della tassazione e la revisione della politica di promozione, correlata a un sistema di punteggi. «In pratica, chi produce vino potrà avere meno risorse per la promozione perché nel vino c’è l’alcol. Le proposte presentate all’interno del piano mettono sullo stesso piano il rischio di insorgenza di tumori dovuti al fumo con i rischi derivati dal consumo di vino, senza distinguere tra l’abuso e il bere moderato e consapevole, con il possibile esito di colpire pesantemente un settore che solo in Italia conta su 1,3 milioni di addetti, miliardi di fatturato, e una supremazia mondiale delle esportazioni in termini di volume, oltre che una riconosciuta qualità».

Le graduatorie

«La Commissione Ue ha pubblicato, inoltre, il documento per l’accesso ai fondi di promozione dei prodotti agricoli per un budget di oltre 176 milioni di euro, inserendo tra i criteri di accesso alle risorse l’allineamento al piano comunitario di lotta al cancro. L’Oms, nel piano d’azione di lotta contro l’alcol, prevede misure analoghe, con l’obiettivo di ridurre del 20% il consumo di alcol entro il 2030. A tutto questo si aggiunge il Piano di lavoro 2022 sulla promozione in agricoltura, approvato dalla Commissione Ue, e che attribuisce punteggi ai progetti in base alle indicazioni del piano anticancro. Alla luce di queste novità, se nel frattempo non saranno apportate modifiche, i produttori di vino (ma anche di salumi, carni rosse, eccetera) si vedranno decurtare il punteggio di ammissione alle graduatorie dei bandi di promozione in ambito comunitario. Lanciamo un appello a tutti i parlamentari europei italiani di farsi promotori delle istanze dei nostri territori, affinché le politiche di prevenzione contro il cancro e per la tutela della salute dei cittadini non si trasformino in battaglie ideologiche contro le produzioni tipiche italiane. Sono a rischio tanti posti di lavoro in un settore che vale, secondo l’Osservatorio sul Turismo del vino, oltre 2,5 miliardi di euro di fatturato (dato pre-pandemia); se consideriamo i danni provocati dal virus al settore turistico, questi provvedimenti potrebbero penalizzare ancora di più i nostri territori dove le produzioni tipiche non sono “attentati alla salute pubblica”, ma espressioni di una cultura e di una economia secolari».

Bere consapevolmente

«Adesso veramente si sta esagerando – afferma il sizzanese Stefano Vercelloni, vice presidente delle Città del vino -. Non possiamo equiparare tutte le bevande alcoliche, senza considerare il tenore di alcol contenuto. In Italia dati del 2019, si consumano 37 litri pro-capite all’anno, nell’analisi si considera la fascia d’età dai 15 anni in avanti. Tradotto significa bere in media 100cl, cioè un bicchiere di vino, al giorno. Il vino non fa male; bisogna bere in modo consapevole».

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