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Nostro zio dimesso ma non guarito. La denuncia arriva da Serravalle

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Nostro zio dimesso ma non guarito. La denuncia arriva da Serravalle. Sono giorni di apprensione per una famiglia serravallese che sta attendendo di poter rivedere il proprio caro.

Nostro zio dimesso ma non guarito

«Mio zio è ricoverato all’ospedale di Vercelli e non so con certezza come sta e quando potrà tornare a casa». Elisa Pregnolato si rivolge a Notizia Oggi per raccontare una vicenda delicata che sta coinvolgendo la sua famiglia. «Mio zio che ha 81 anni da circa tre mesi non stava bene. Si pensava che potesse essere un effetto della dialisi a cui si deve ciclicamente sottoporre – racconta la serravallese -. Purtroppo però le sue condizioni sono peggiorate e così ho chiamato il 118». I soccorsi hanno quindi raggiunto l’abitazione della donna. «Mio zio è stato trasportato in ospedale a Borgosesia dove dopo le dovute analisi hanno diagnosticato la presenza di una gastrite. A questo punto lo hanno trasferito al nosocomio di Vercelli perchè tra l’altro mio zio si deve sottoporre ciclicamente alla dialisi e a Vercelli c’è il medico che lo segue».

Delicata situazione

Nella struttura ospedaliera presente nel capoluogo di provincia, si apre la pagina di un’odissea medica. «Viene sottoposto a delle analisi e si scopre che ha una polmonite e acqua in un polmone – prosegue Pregnolato -. Mio zio viene quindi curato per la polmonite, nel frattempo però non mangia e non beve». Trascorrono un po’ di giorni e per l’uomo arrivano le dimissioni dalla struttura ospedaliera. «Terminata la cura per la polmonite, il personale ospedaliero mi contatta dicendomi che lo avrebbero mandato a casa – riferisce la serravallese -. Vado allora in ospedale per portare a casa mio zio e lo trovo scheletrico e con il volto di un colore davvero strano. Le condizioni in cui ho trovato questo pover’uomo mi hanno preoccupata. E così ho chiesto il motivo per cui non lo trattenessero ancora, dal momento che non mi sembrava per nulla guarito. Mi hanno detto che l’uomo poteva tornare al suo domicilio».

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Chiamata ai soccorsi

I due tornano quindi a casa. «Non appena siamo tornati nella nostra abitazione, le condizioni di mio zio continuano a peggiorare: non mangia, non beve e non parla. Io continuo a seguirlo, giorno e notte, non smetteva di rimettere. Dopo circa 5 giorni richiamo il 118 perchè avevo paura di quello che stava succedendo. L’ambulanza torna». I soccorsi rivalutano la situazione. «Il medico dell’ambulanza fa una visita sommaria e mi dice che secondo lui l’uomo ha o una gastrite o una gastroenterite e che secondo lui, l’ospedale non avrebbe dovuto dimetterlo – puntualizza Pregnolato -. Mio zio viene dunque riportato al nosocomio di Vercelli. Le sue condizioni si aggravano».
A complicare la situazione anche la difficoltà per Pregnolato a mattersi in contatto con il reparto. «Cerco di contattare i medici per sapere come sta mio zio, ma non mi rispondono oppure mi dicono che i dottori sono occupati e non possono darmi una spiegazione in merito alle condizioni dell’uomo. Subentra allora il figlio di mio zio che dalla Cina chiama l’ospedale di Vercelli e viene a sapere che suo padre è in condizioni critiche. Non gli sanno dire altro».
Ora la famiglia è in trepida attesa di notizie. «Ci auguriamo che il nostro caro possa tornare a casa al più presto ovviamente guarito – conclude Pregnolato -, per ora però lamentiamo il fatto che sia stato dimesso prima del tempo, non certo guarito».

Foto d’archivio

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