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Ospedale di Borgosesia rischia di ridursi a un ambulatorio: l’allarme dei sindacati

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Ospedale di Borgosesia rischia di ridursi a un ambulatorio. La protesta dei sindacati: tanti annunci, pochi fatti

Venerdì presidio davanti alla prefettura di Vercelli di Cgil, Cisl e Uil che chiedono risorse per il nuovo contratto e i precari Covid. Ma in zona la maggiore preoccupazione è per il “Santi Pietro e Paolo”. Dubbi sulla tenuta della cardiologia e del pronto soccorso

«Ospedale di Borgo rischia di ridursi ad ambulatorio»

Che ne sarà dell’ospedale di Borgosesia? Taglio dopo taglio, si trasformerà in una sorta di maxi-ambulatorio? Ed è vero che dall’1 aprile il reparto cardiologia sarà di fatto ridotto proprio ad ambulatorio? Sono le domande poste dai sindacati della sanità durante la manifestazione di venerdì a Vercelli, e in parallelo in tutte le sedi delle Prefetture in Italia.

In realtà, la manifestazione del 25 marzo era ovviamente dedicata a temi più generali. In particolare, il comparto funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo stato di agitazione nei comparti funzioni locali e sanità pubblica per chiedere «che siano garantite le risorse necessarie per la copertura degli oneri derivanti dal rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, scaduti il 31 dicembre 2018.

«In particolare – notano i sindacati in un comunicato unitario -, a oggi mancano le risorse necessarie per procedere alla revisione di tutti i sistemi indennitari fermi da oltre dieci anni; per valorizzare la professionalità del personale delle pubbliche amministrazioni attraverso la riforma degli ordinamenti e dei sistemi di classificazione; per incrementare i fondi per la contrattazione integrativa, rimuovendo i vincoli normativi esistenti». Oltre a ciò, resta ancora irrisolto il tema della stabilizzazione dei lavoratori assunti a scadenza per il periodo Covid. Da qui la mobilitazione nazionale.

Ma c’è poi un capitolo che riguarda il “Santi Pietro e Paolo” di Borgosesia: «La preoccupazione maggiore, a livello territoriale, coinvolge l’ospedale di Borgosesia e in particolare la probabile chiusura della cardiologia che potrebbe diventare un mero ambulatorio. Il tutto dopo anni di stillicidio, con reparti gestiti da medici non strutturati, come il punto nascite, pediatria, anestesia, pronto soccorso, radiologia nei festivi». Le organizzazioni hanno intenzione di «porre in essere tutte le possibili azioni per garantire la qualità del servizio sanitario valsesiano, esprimendo vicinanza e un sincero ringraziamento a tutti gli operatori sanitari per il lavoro svolto in questi anni terribili di pandemia».

La Cgil, in particolare, sottolinea che «la medicina da remoto non è sufficiente quando un malato ha la necessità di un intervento diretto del medico specialista. Dopo anni di rassicurazioni e di proclami, oggi “il re è nudo”. A Borgosesia, l’ospedale pare destinato a diventare un “maxi-ambulatorio”, non in grado di gestire le urgenze e i pazienti acuti, situazioni in cui il fattore tempo non può essere eluso. Con questi presupposti, ci pare impensabile l’apertura di nuovi reparti, come quello più volte annunciato, di rianimazione. Un quadro che ci lascia una forte preoccupazione per il Pronto Soccorso, che diventerebbe un mero centro di smistamento di pazienti e ambulanze. E’ questa una situazione inaccettabile nei confronti di cittadini e operatori che hanno lavorato e lavorano con passione, dedizione, abnegazione e professionalità e che potrebbero trovarsi a fronteggiare l’emergenza in una struttura non più sicura. Per questo abbiamo chiesto l’intervento dell’organo istituzionale prefettizio».

In foto la manifestazione sindacale di venerdì davanti alla Prefettura di Vercelli.

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