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Prato Sesia, il sindaco protesta per la chiusura del Centro incontro
Prato Sesia, il sindaco protesta per la chiusura del Centro incontro. «L’Unione visita le case-famiglia di altre zone poi però chiude il nostro Centro incontro…»
Prato Sesia, il sindaco protesta per la chiusura del Centro incontro
«C’erano stati ben altri impegni con la precedente amministrazione. Comunque ora cercheremo soluzioni alternative»
Chiusa la partita con l’Unione montana della Valsesia per la gestione del Centro incontro Carlo Polo, l’amministrazione comunale di Prato Sesia riprende possesso della struttura e valuta nuovi progetti.
Una scelta, quella di chiudere, non condivisa dal sindaco Alberto Boraso, che commenta: «Mi ha fatto specie che poco tempo fa il presidente dell’Unione montana, Francesco Pietrasanta sia andato in altre provincie a vedere come funzionano le case-famiglia e poi abbia deciso di chiudere l’unica che c’era in Valsesia. È vero che le persone ospitate erano diminuite, ma gli impegni presi con la precedente amministrazione dell’ente montano erano diversi. Comunque pensavamo di poter continuare a cercare una soluzione insieme».
Si cercano soluzioni
Soluzione che ora il Comune cercherà per conto proprio, tenendo sempre ben presente la finalità sociale del Centro incontro. Quest’ultima era stata dettata dal benefattore con la donazione dell’edificio, mentre all’associazione “Amici di Carlo Polo” era stato affidato il compito di gestire sia la parte residenziale che il centro aperto ai pratesi.
«Stiamo cercando soluzioni alternative – afferma il sindaco pratese -, un paio non si sono concretizzate ma stiamo comunque valutando una nuova proposta, che vorremo chiudere in tempi brevi. Nel contempo siamo aperti a chiunque voglia presentare un progetto per la gestione del centro. Per noi sarebbe importante mantenere la residenzialità, se non notturna almeno diurna, aprendola magari anche ai giovani. È altrettanto importante anche il coinvolgimento degli “Amici di Carlo Polo”, che hanno dato la loro disponibilità a tornare a occuparsi delle attività precedenti la pandemia».
Il Covid ha fatto paura
Prima di arrivare alla decisione di chiudere, il Comune e l’ente montano avevano cercato varie soluzioni, in modo da continuare ad accogliere gli anziani autosufficienti che preferivano scegliere una casa di accoglienza aperta, piuttosto che la classica sistemazione in una Rsa.
«Purtroppo, con il Covid – spiega Boraso – la situazione è precipitata, alcuni ospiti se ne sono andati e la gestione non ha ritenuto che i tre rimasti fossero sufficienti. Abbiamo provato a pubblicizzare la nostra proposta anche attraverso i social media, ma, con l’arrivo del nuovo presidente dell’Unione montana, Francesco Pietrasanta, non ci è stato possibile proseguire».
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