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Primo round ai cittadini: il Tar blocca la nuova cava di Sostegno

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La sentenza ha sottolineato la necessità di avviare una Valutazione di impatto ambientale

In merito alla cava di Asei, a Sostegno, è stato accolto il ricorso presentato al Tar da alcuni frazionisti. Adesso si tratta di ripresentare il progetto con tanto di richiesta della Valutazione di impatto ambientale. L’attuale amministrazione del sindaco Giuseppe Framorando si era ritrovata il progetto tra le mani ormai alle fasi conclusive, ma erano stati i residenti di Asei e delle frazioni vicine a opporsi e presentare ricorso. «L’ultima novità – spiega il vice sindaco Leonardo Fasanino – è questa: è arrivata la sentenza da parte del Tar che ha sottolineato la necessità di avviare prima di tutto una Valutazione di impatto ambientale».

Tutto ruota attorno alla concessione: l’azienda Italargille aveva ottenuto il via libera dallo Sportello unico delle attività produttive, ma per i ricorrenti questo non è sufficiente: serviva anche il decreto della Valutazione di impatto ambientale, che non era previsto dalla legge quando il progetto è stato presentato in quanto si tratterebbe di una piccola cava di estrazione (si parla di circa 20mila metri quadrati). La pratica è partita nel 2011, poi il procedimento tecnico si è chiuso nella primavera del 2013 con l’approvazione da parte di Regione, Provincia di Biella e Comunità montana. Nel 2014 Italargille aveva chiesto di completare la procedura. La nuova amministrazione del sindaco Framorando aveva cercato di opporsi chiedendo al Suap di riaprire l’iter, ma ormai la procedura si era conclusa.

Ci ha pensato il tribunale amministrativo a rimettere tutto il discorso in discussione. «Ora la pratica passa nelle mani nuovamente dell’Unione montana – spiega Fasanino -. In pratica, l’azienda se vuole davvero andare avanti nel progetto deve presentare anche i documenti relativi alla Via. Le ragioni dei ricorrenti sono state quindi accolte».

Inizialmente il progetto era partito in seguito all’avvio della Pedemontana biellese: poi, visto che la mega opera stradale si è fermata, anche l’idea della cava era stata messa in un cassetto in attesa di tempi migliori. Nel frattempo però la società aveva proceduto ad acquistare una serie di terreni da diversi proprietari su cui nelle loro intenzioni dovrebbe sorgere la nuova cava per una superficie totale attorno ai 20mila metri quadrati, e dalla Regione era già arrivato il via libera all’operazione. A distanza di anni e con il ricorso del Tar accolto è tutto da rifare. C’è ancora la possibilità di fare appello oppure di procedere con la richiesta di autorizzazione presentando i documenti relativi alla valutazione di impatto ambientale.

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