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Quarona, al cimitero ora c’è la cappella dell’Angelo

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Presentata ufficialmente durante le festa degli Angeli Custodi, ospita quadri del pittore Ermanno Zamboni

Al cimitero di Quarona è nata la Cappella dell’Angelo, uno spazio vetrato pensato per la preghiera e il raccoglimento. Presentata ufficialmente durante le festa degli Angeli Custodi, ne traccia un’analisi sul contenuto pittorico Piera Mazzone, direttore della biblioteca di Varallo.

«Il parroco padre Matteo Borroni aveva ringraziato il pittore Ermanno Zamboni, autore dei quadri inseriti nel nuovo spazio di preghiera: un Presepe, una Crocifissione e un luminoso Angelo biondo, dipinto per ricordare la moglie Marisa Bonomi. Ogni quadro ha una storia e un destino: il presepe è nato da un cartone realizzato nel 1988 per la chiesa di San Rocco, contiene tutti gli elementi dell’iconografia tradizionale rielaborati nel personalissimo stile del pittore Zamboni, che utilizza la luce per dare volume e per raffigurare la Grazia, a terra è appoggiato un cesto intrecciato con i frutti della nostra campagna. La Crocifissione, un tempo nell’omonima cappella a San Giovanni al Monte, è ambientata in un paesaggio sospeso tra il reale e il metafisico, su un braccio della Croce è appollaiata una civetta, alla quale la tradizione valsesiana attribuiva lugubri presagi, mentre inginocchiata ai piedi della Croce troviamo la Beata Panacea, la rocca abbandonata fra i ciottoli di fiume, le mani congiunte in una disperata preghiera. Al centro del rinnovato spazio sacro campeggia l’Angelo, nato da un’idea di Marisa, realizzato utilizzando tempera su tavola, perché avendo luce frontale l’olio non si sarebbe visto. E’ l’angelo incontrato sulla soglia del sepolcro dalle pie donne – il primo pellegrinaggio cristiano della storia – colui che le invitò a vedere il luogo dove Gesù era stato deposto. Il gesto traduce visivamente le parole della Resurrezione, le grandi ali spiegate simboleggiano il passaggio dalla dimensione umana a quella dello spirito, è la parola di speranza che riecheggia con forza di fronte al dolore della morte».

 

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