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Riso proveniente dall’Oriente: Coldiretti Vercelli e Biella sul piede di guerra

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Revelli e Rivarossa: «Chiediamo, al fine di salvaguardare il comparto, che si assuma una posizione chiara e si intervenga in tempi brevi per rendere obbligatoria una normativa sull’etichettatura»

Riso proveniente dall’Oriente:  Coldiretti Vercelli e Biella sul piede di guerra.  Il cereale prodotto da paesi extraeuropei allarma gli agricoltori.

«Ormai i due terzi delle importazioni non pagano più dazi a causa dell’introduzione, da parte dell’Ue, del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA a dazio 0 – spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – Questa situazione non è più ammissibile perché sta agevolando solo le multinazionali del commercio con pesanti ricadute economiche sui nostri imprenditori agricoli. La nostra Organizzazione si sta battendo per ottenere l’obbligo dell’origine in etichetta, nonostante la parte industriale su questa partita continui a non volerci sentire ed, in alcuni casi, abbia dimostrato la volontà di investire in Asia, pur di non dichiarare l’origine della materia prima sulle scatole di riso lavorato».

Coldiretti chiede interventi immediati per salvaguardare il comparto. «Il Piemonte rappresenta la più importante realtà risicola con oltre 116 mila ettari, 1.100 aziende ed una produzione di 8 milioni di quintali – sottolineano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte ed il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – Chiediamo, al fine di salvaguardare il comparto, che si assuma una posizione chiara e si intervenga in tempi brevi per rendere obbligatoria una normativa sull’etichettatura».

Revelli e Rivarossa aggiungono: «Solleciteremo gli organi – hanno continuato Revelli e Rivarossa – che dovrebbero avere competenze in tale ambito a prendere finalmente una posizione netta sulle problematiche del comparto. Inoltre, in attesa dell’etichettatura obbligatoria, rinnoviamo alle industrie piemontesi dell’indotto, l’invito a generare filiere territoriali nell’interesse dell’economia piemontese e a salvaguardia della salute dei consumatori».

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