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Scopa, i migranti preparano tè e caldarroste al mercatino di Natale

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Il centro del paese ospita ragazzi di varie nazionalità

Nell’angolo di via Goio a Scopello più vicino alla piazza è sul fuoco una pentola di caldarroste. E’ l’angolo dei migranti ospitati a Scopa, che in occasione dei mercatini dell’Immacolata hanno voluto allestire anche loro un banchetto.

A Scopa ne sono ospitati 30, capienza massima della struttura, e ogni volta che qualcuno va via viene immediatamente inviato qualcun altro dai centri più grandi. Vengono soprattutto da Gambia, Camerun e Nigeria. Al banchetto sono almeno una quindicina, vendono biscotti e altri dolci fatti a mano. Il clima è di assoluta accoglienza: chiunque può entrare nel piccolo giardino, sedersi intorno al fuoco a conversare, mangiare qualche caldarrosta o bere il tipico tè africano.

A occuparsi del tè è Fatouh, ha 19 anni e viene dal Gambia. Ormai è più di un anno che è in Valsesia e offre il suo tè gratis a chiunque voglia scaldarsi un po’. Non è dolce, è speziato, dal sapore forte.

Comunicare non è facile, bisogna ricorrere all’inglese o al francese. Molti di loro sanno solo qualche parola di italiano (“Ciao”, “Grazie”, “Va bene, maestra”), ma una mano tesa e un sacchetto di caldarroste in mano sono un linguaggio universale. Il bisogno primario è il lavoro. Tutti vorrebbero un piccolo impiego con cui mantenersi, ma non è facile. Bisogna assolutamente conoscere l’italiano: i due ragazzi che lo hanno imparato subito, raccontano, lavorano tra Riva Valdobbia e Alagna come lavapiatti.

Chi è minorenne ha diritto a un permesso di soggiorno temporaneo e vorrebbe andare a scuola. L’Ipsia di Borgosesia si è già detta disponibile ad accoglierli immediatamente in classe, è la lentezza della burocrazia a non tenere il passo con la voglia di imparare.

Nel piccolo giardino c’è sempre qualcuno a prendere il tè, un primo passo verso l’integrazione. Anche se non ci si capisce, come detto, ci sono parole che sono universali. Andando via, Ibrahim, 19 anni, alza una mano in segno di saluto. «Shukran». In arabo, vuol dire grazie. 

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