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Sindaca di Postua si presta alla sperimentazione del vaccino italiano

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Sindaca di Postua si presta alla sperimentazione del nuovo vaccino prodotto dallo Spallanzani.

Sindaca di Postua si presta alla sperimentazione di ReiThera

Ha lasciato la sua dose di vaccino Covid a un’altra persona decidendo di sottoporsi alla sperimentazione di ReiThera. Maria Cristina Patrosso prima di diventare sindaca di Postua ha lavorato a lungo come medico al Niguarda di Milano, impegnandosi anche nella ricerca. Quando le è stata prospettata la possibilità di entrare a far parte della sperimentazione non ci ha pensato un attimo e ha aderito.

Una vita spesa per la ricerca

Spiega la prima cittadina di Postua: «Dopo 25 anni passati in prima linea nella ricerca, sia al Consiglio nazionale ricerche che all’ospedale di Niguarda, con un numero considerevole di pubblicazioni, ho deciso di impegnarmi personalmente partecipando come volontaria allo studio di fase due e tre per valutare l’efficacia, la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino Grad-Cov2 della società italiana ReiThera».

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Un dovere verso i colleghi e tutti i contagiati

Ma cosa ha spinto Patrosso a sottoporsi alla sperimentazione? «Lo dovevo agli oltre tre milioni di contagiati in Italia, ai più di 100mila morti, ai colleghi medici e ricercatori e a tutto il personale paramedico. Ma soprattutto per cercare di contrastare questo virus maledetto».

Lo strumento più efficace per fermare la pandemia

«I vaccini oggi appaiono come i metodi di contrasto più efficaci per fermare la diffusione pandemica, ma siamo in ritardo. Abbiamo ricevuto un numero insufficiente di dosi. Per questo, a fronte di due scelte che mi sono state prospettate (una vaccinazione a breve con i vaccini commerciali oggi in distribuzione o l’utilizzo di un vaccino sperimentale) ho preferito lasciare la mia dose sicura a qualche altra persona».

«Bisogna fare presto e ho ritenuto che l’unico modo per rispondere a questo bisogno, nell’interesse di tutti noi cittadini italiani, fosse quello di mettere a disposizione della scienza anche il mio corpo. Non ho esitato un attimo. Spero che sin d’ora il virus inoculatomi faccia il suo mestiere, io il mio l’ho fatto».

Perché credere nel vaccino “made in Italy”

«Questo vaccino nasce nel centro ricerca dell’ospedale Spallanzani, una delle eccellenze della ricerca italiana e considerata una delle migliori al mondo. Inoltre il vaccino sarà monodose a lunga efficacia di contrasto al contagio. E infine, terminata in modo positivo la fase di sperimentazione (dovrebbe avvenire prima dell’estate), partirebbe una massiccia produzione completamente dedicata al mercato italiano».

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