Seguici su

Attualità

«Strada verso l’alpe di Otro, ecco perché va fatta»

Pubblicato

il

Ad Alagna continua il dibattito sul progetto dell’accesso al’alpe

Ad Alagna si torna a discutere del progetto per la realizzazione della strada di Otro. Ospitiamo l’intervento di una lettrice.

«Ad Alagna negli ultimi mesi si è riaperta una grande discussione, quasi un dilemma Shakespeariano: strada per Otro si o strada per Otro no? C’è chi è favorevole a rendere più accessibile una delle valli più belle del Monte Rosa e chi invece resta scettico e conservatore in merito alla questione. Mi fa molto piacere sapere che c’è ancora chi in paese salverebbe l´autenticità dei nostri magnifici paesaggi. È noto a tutti lo splendore della Valsesia , il Monte Rosa che ne fa da padrone e le sue valli laterali che la incorniciano rendendo il paesaggio e la vita degli abitanti un magico luogo senza tempo. Purtroppo però il resto del mondo non si è fermato con noi. Dai Walser ad oggi la strada è stata lunga, Garibaldi ha unito l’Italia, Prodi ha contribuito a farci entrare in Europa, è nato il grande comprensorio Monterosa-Ski (anche quello fonte di grandi discussioni) che è stato realizzato e verrà anche ampliato, con cospicue somme derivanti da fondi pubblici, e mai nessuno, fino ad ora, si era chiesto se è giusto o meno tentare di prendere dei fondi pubblici dalla Comunità europea per ampliare un sentiero. Sì, perché in fondo è di questo che si tratta. Lo studio di fattibilità di un progetto, sicuramente non nuoce, neanche a chi di Otro ha fatto un suo privato giardino del Eden e ha paura di perdere i suoi privilegi acquisiti. Io credo che chiunque sia stato negli ultimi anni a Otro ha potuto constatare con i propri occhi che i sentieri che collegano le varie frazioni sono tutti “trattorabili”, a volte capita anche di vedere chi con il quad porta a casa la legna o chi si fa accompagnare sul trattore. Quindi che male ci sarebbe a rendere tutto ciò ufficiale con una pista di montagna? Una pista, che con un inflessibile regolamento, non permetta a tutti i turisti di salire, ma solo a coloro che ne necessitano per seri motivi: la gestione del rifugio, i pastori che con i loro sacrifici lavorano e mantengono puliti i prati, i lavori di manutenzione delle baite (si abbasserebbero i costi del trasporto), il comune che possa fornire i servizi primari a chi proprietario di casa paga le tasse. E infine, il più importante, per facilitare l’accesso ai mezzi di soccorso.

Mi sembrano cinque motivi sufficientemente validi per fare un passo avanti e guardare al futuro senza niente togliere alla storia e alla magia del luogo. In fondo anche i terreni limitrofi alla pista di rientro invece di essere sfruttati per ampliare il bacino sciabile son stati espropriati illegittimamente (con una pratica ormai decaduta), creando una strada per servire unicamente un gruppetto di seconde case, senza tenere in considerazione i bisogni di chi ad Alagna vive e lavora da una vita, facendo semplicemente una colata di asfalto per permettere a chi ha comprato la seconda casa di raggiungere comodamente la propria dimora. Non è stata realizzata la luminaria né un piccolo posteggio per chi risiede nella vecchia frazione. Tutto questo senza che il sindaco allora in carica si sia mai chiesto se non era il caso di fare “un passo in meno e un sacrificio in più”. Forse il punto su cui riflettere non sono le strade ma come crearle senza deturpare l’ambiente e riuscire ad amministrarle in maniera adeguata senza abusarne».

Marzia Ronco

Continua a leggere le notizie di Notizia Oggi Borgosesia e segui la nostra pagina Facebook