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Addio a Ruggero Quadrelli, una vita tra giornali e ciclismo

Questa mattina il funerale a Borgosesia. Fu corrispondente della Gazzetta del Popolo e del Giorno.

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Addio a Ruggero Quadrelli, una vita tra giornali e ciclismo. Questa mattina il funerale a Borgosesia. Fu corrispondente della Gazzetta del Popolo e del Giorno.

Addio a Ruggero Quadrelli, una vita tra giornali e ciclismo

Nella mattinata di oggi, martedì 18 marzo, Borgosesia dà l’addio a Ruggero Quadrelli, storico giornalista e tra i più attivi promotori di eventi ciclistici in zona. L’uomo se n’è andato venerdì nella sua abitazione di Borgosesia. Aveva 87 anni e da tempo doveva convivere con il Parkinson. Si è spento lasciando la moglie Graziana, il figlio Paolo e la sorella Annalena. Il funerale viene celebrato alle 10 nella chiesa parrocchiale di Borgosesia: il feretro sarà poi accompagnato al cimitero di Serravalle.

E’ stato uno dei primi valsesiani, forse il primo in assoluto, che ha fatto del giornalismo una professione vera e propria. Aveva iniziato per caso: da giovane faceva gare di ciclocross, e un giorno gli chiesero se poteva scrivere un resoconto della corsa. Fu l’inizio di una carriera che lo portò a lavorare per quasi vent’anni alla Gazzetta del Popolo, all’epoca la storica rivale torinese de La Stampa. Poi lavorò per Il Giorno di Milano, per il quale seguiva le cronache locali dalla redazione di Novara.

Un giornalista di altri tempi

Ruggero Quadrelli aveva incarnato il cronista “vero”, quello che partiva e andava a vedere di persona gli accadimenti, in un tempo in cui non c’erano né Internet, né posta elettronica e tanto meno i social. Era un’epoca in cui il giornalista doveva scrivere il pezzo e poi dettarlo alla redazione. Doveva farsi sviluppare e stampare le fotografie.

E lui aveva sempre lavorato con grande puntiglio, grande precisione e attenzione quasi maniacale ai particolari. Un giornalista di quelli che rileggevano il pezzo più volte per capire se stava meglio un punto oppure un punto e virgola.

L’amore per il ciclismo e la grandi salite del Giro e del Tour

E poi c’era il ciclismo. Per tutta la vita ha seguito le gare locali ma anche i principali appuntamenti internazionali. Ottimo pedalatore a sua volta, aveva portato a termine numerose delle scalate storiche del Giro d’Italia e del Tour de France (dallo Stelvio all’Izoard, dal Mont Ventoux – nella foto di copertina – al Tourmalet).

Fu tra i fondatori del Pedale Valsesiano, l’associazione che organizzava il Giro della Valsesia e numerose altre gare. Lui stesso curava, sempre con il suo modo puntiglioso, anche la pubblicazione del giornalino dedicato alla gara. Finché ha potuto, ha scritto e ha percorso le strade della zona con la sua bicicletta. Finché è venuto il momento di scendere dalla sella e di appendere la bici al classico chiodo, affrontando però la salita più dura: quella di una malattia che avanzava di giorno in giorno. Fino all’epilogo.

Tante volte aveva dato una mano al nostro giornale, dandoci qualche spunto, qualche consiglio, qualche informazione anche grazie all’immenso archivio storico che aveva in casa, oltre che in testa. Lo vogliamo qui ricordare in modo semplice, con affetto e stima. Ciao Ruggero.

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