Cronaca
Approfitta della malattia del compagno per rubargli il patrimonio
A processo è finita la ex compagna. La vittima è un ex magistrato di Biella.
Approfitta della malattia del compagno per rubargli il patrimonio. Avrebbe approfittato della malattia dell’ex convivente per sottrargli beni per un valore di almeno 600mila euro. E’ questa l’accusa mossa nei confronti dell’ex compagna di un magistrato in pensione che per diversi anni ha prestato servizio a Biella.
Approfitta della malattia del compagno per portarsi via 600mila euro
E’ una brutta storia quella approdata al tribunale di Pisa – dopo il lungo periodo biellese la vittima si era infatti trasferita in Toscana -, dove è in corso il processo di primo grado a carico della donna, 57 anni, rinviata a giudizio per presunta appropriazione indebita e circonvenzione d’incapace ai danni del ex compagno. Al centro del procedimento ci sono circa 600mila euro dei quali si sarebbe appropriata l’imputata, alla quale l’ultrasettantenne è stato legato in passato.
Quando è accaduta la vicenda
I fatti al vaglio della giustizia risalgono al periodo compreso tra il 2015 e il 2018. Secondo l’accusa, l’imputata avrebbe approfittato della patologia del magistrato, che ne aumentava vulnerabilità e suggestionabilità, provocandogli un importante danno patrimoniale.
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Chi si è accorto della vicenda
A notare che qualcosa non andava erano stati i figli e la moglie dell’uomo, che all’epoca vivevano in un’altra città: durante una visita si sarebbero accorti che le condizioni del padre erano peggiorate e che dagli estratti conto della banca risultavano uscite per centinaia di migliaia di euro, compresa una quota consistente della liquidazione ottenuta dopo decenni al servizio dello Stato. Proprio alla luce dello stato di salute, nei familiari era emerso il sospetto che a disporre del denaro fosse stata la convivente. Da questo dubbio era partita la denuncia, dalla quale avevano preso avvio le successive indagini della Guardia di finanza.
Di fronte ad un giudice
La donna, che verrà ascoltata dal giudice il prossimo 20 luglio, nega invece ogni addebito: il magistrato in quegli anni sarebbe sempre stato consenziente e consapevole. Si tratterebbe dunque di legittimi atti di liberalità compiuti in maniera autonoma e cosciente. Secondo la difesa a dimostrazione di questo ci sarebbe anche il fatto che né i colleghi, né il personale della banca avrebbero mai notato anomalie nel suo comportamento.
I testimoni dell’accusa
Negli ultimi mesi sono già sfilati davanti al giudice diversi testimoni dell’accusa e delle parti civili. Tra questi anche alcuni amici e professionisti biellesi. Venerdì scorso è stata la volta del luogotenente Tindaro Gullo, che a lungo aveva collaborato con il noto e apprezzato magistrato, e dell’ex maresciallo Nicola Santimone. Entrambi avevano con lui uno stretto legame d’amicizia, mantenuto anche nel periodo successivo. A loro è stato chiesto di raccontare quali differenze avessero notato nell’uomo tra gli anni biellesi, quando era nel pieno delle sue capacità, e gli ultimi tempi.
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