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Cronaca

Atterrava a Gattinara l’aereo della droga

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Condannato a cinque anni di reclusione il pilota dell’ultraleggero fermato in un’operazione di polizia nel 2015

Gattinara era la base di atterraggio di un ultraleggero che trasportava droga dall’Albania all’Italia. E’ stato condannato il pilota sorpreso due anni fa nell’ambito di un’inchiesta contro lo spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di Paolo D’Ambrosio, 60 anni, noto ristoratore del varesotto. Il tribunale di Torino nei suoi confronti ha emesso una sentenza di condanna a cinque anni di reclusione, oltre a 15mila euro di multa, con l’interdizione legale e dai pubblici uffici. Disposta anche la confisca di tutti i cellulari sequestrati, oltre al denaro contante. Inoltre il tribunale lo ha assolto dall’accusa di associazione a delinquere.

La Polizia aveva notato strani movimenti in un’area di Gattinara dove il pilota era solito atterrare, partirono le indagini che hanno portato a scoprire un traffico illecito di stupefacenti tra l’Albania e l’Italia con scalo in Puglia. Stando alle indagini sviluppate dalla squadra mobile seziona antidroga un gruppo di persone era impegnata a portare la droga in Italia utilizzando un aereo ultraleggero guidato appunto dal D’Ambrosio in questo modo si riuscivano a eludere i controlli. Nel settembre 2015 il velivolo venne fermato proprio a Gattinara e perquisito, l’aeromobile era stato modificato all’interno della carlinga rimuovendo il secondo sedile e la cloche del passeggero per agevolare il carico di quantitativi di droga.

La polizia ha ricostruito tutta la vicenda grazie anche ai messaggi che i complici si scambiavano sul cellulare. In Albania c’era un gruppo impegnato nel reperire la droga e portarlo in campo volo dove sarebbe giunto l’aereo da Gattinara, dall’Italia partiva appunto l’ultraleggero che caricava la merce, faceva scalo a Lecce e poi proseguiva fino a Gattinara. Quindi le sostanze stupefacenti venivano rivendute nei centri di Torino, Vercelli e Biella. Furono quattro in totale le persone arrestate nel 2015.

Durante il processo sono stati tre gli episodi contestati a D’Ambrosio, per una presunta consegna avvenuta a maggio 2015 e settembre 2015 il giudice del tribunale di Torino ha dichiarato che il fatto non sussiste. A incastrarlo una consegna fatta il 4 giugno 2015 dove portò in terra italiana 76 chili di marijuana dall’Albania all’Italia e tutto è stato ricostruito grazie ai messaggi contenuti nei cellulari dei vari complici dove viene spiegato chiaramente come funzionava il viaggio e la consegna. Stando alla ricostruzione degli inquirenti ogni viaggio per l’Albania gli costava circa 500 euro ma, secondo le stime degli investigatori, riusciva a trasportare marijuana che poteva essere venduta per 250mila euro.

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