Cronaca
Dipendenti Rsa fingevano di innamorarsi degli anziani che accudivano: ma fregavano soldi
Dipendenti Rsa fingevano di innamorarsi degli anziani che accudivano: ma fregavano soldi. I lauti “guadagni” utilizzati per l’acquisto di un immobile, di numerose autovetture, abbigliamento di marca e per giocare al casinò.
Dipendenti Rsa fingevano di innamorarsi degli anziani che accudivano
Fingendo un interesse sentimentale, le donne convincevano gli anziani assistiti (cinque in totale) a prestare loro cospicue somme di denaro con la falsa promessa di restituirle dopo aver incassato un’eredità. Le vittime sono state adescate in una casa di riposo dove le due donne lavoravano, a Valperga, e nelle sale da ballo della provincia. La truffa ha fruttato oltre 1 milione di euro in 9 mesi (da gennaio a luglio 2020). Lo riporta Prima Torino.
Raggiravano e truffavano anziani
Ordinanza di custodia cautelare a carico di tre persone (due donne, una italiana e l’altra straniera, tradotte in carcere ed un giovane, figlio della prima, sottoposto invece ai domiciliari), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, estorsione ed autoriciclaggio.
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Truffe a persone indifese
Secondo le risultanze dell’indagine, il gruppetto, mediante artifizi e raggiri operati nei confronti di cinque anziani, si erano illecitamente impossessati di beni, denaro e altre utilità per un valore superiore ad un milione di euro. Il progetto criminoso dell’associazione consisteva sostanzialmente nella realizzazione di una serie di truffe ai danni di vittime a bassa difesa, appositamente individuate (due di loro sono state addirittura conosciute in una casa di riposo dove le due donne lavoravano come operatrici sanitarie, mentre le altre sono state adescate presso bar e sale da ballo del luogo).
Modus operandi
Una volta scelta la preda e carpita integralmente la sua fiducia (anche fingendo rapporti sentimentali), gli anziani venivano indotti a corrispondere cospicue somme di denaro con la falsa promessa di restituirli dopo aver incassato una fantomatica eredità (le somme richieste sarebbero dovute servire per “sbloccare” il rilascio della citata eredità, gravata da alcuni debiti). I lauti “guadagni” erano poi stati utilizzati per l’acquisto di un immobile, di numerose autovetture, abbigliamento di marca e per giocare al casinò di Saint Vincent.
Foto d’archivio
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