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Cronaca

Finta rapina di Quarona forse serviva a “coprire” un danno all’auto

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ferito e disperso

Finta rapina di Quarona, il caso di oltre un mese fa: forse la donna ha simulato il reato per giustificare un danno alla sua vettura.

Finta rapina di Quarona a luglio: forse all’origine c’è l’intenzione di giustificare un danno all’auto

Potrebbe darsi che la finta rapina di rapina sia stata inventata per giustificare un danno all’auto. Questa l’ipotesi più accreditata per quello che è accaduto a fine luglio, quando una donna ha improvvisato una storia di aggressione e rapina, fornendo elementi e ipotesi che tuttavia, alle verifiche dei carabinieri, sono risultate del tutto inventate. Così, una donna valsesiana si era ritrovata con una denuncia per simulazione di reato.

L’arrivo al pronto soccorso

La donna, una 45enne residente a Varallo, si era presentata al pronto soccorso dell’ospedale di Borgosesia nel tardo pomeriggio del 25 luglio, lamentando contusioni ed escoriazioni, a suo dire provocate dall’aggressione subita da due persone. Questi, nel racconto fatto al personale, l’avevano affrontata nel parcheggio di un supermercato in frazione Doccio a Quarona, l’avevano strattonata e gettata a terra, allontanandosi quindi con la borsa con i prodotti alimentari che la donna aveva appena acquistato. Una rapina in piena regola, dunque, per assicurarsi cibo e bevande. Nel racconto aveva anche ipotizzato l’azione di due persone straniere, probabilmente dell’est Europa, basandosi sull’accento delle voci. E ancora, dopo la fuga degli sconosciuti, la donna affermava di essere risalita in auto e nell’agitazione di aver urtato qualcosa e danneggiato il veicolo; poi era tornata a casa per essere accompagnata al pronto soccorso di Borgosesia. Da qui l’ipotesi che il vero motivo di tutta la storia sia stato in effetti il danno all’auto.

I primi sospetti

A insospettire subito le forze dell’ordine è stato innanzitutto il fatto che i fantomatici aggressori avrebbero usato particolare violenza solo per appropriarsi della borsa della spesa. Da lì, fra incongruenze e controlli ai sistemi di videosorveglianza, la realtà è emersa. Raccogliendo dichiarazioni di testimoni e confrontando i fotogrammi degli impianti di video sorveglianza dell’esercizio commerciale indicato come luogo della rapina, i militari dell’Arma hanno accertato che si trattava di una ricostruzione del tutto inventata, nessuna aggressione era avvenuta. La donna dovrà rispondere di simulazione di reato.

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