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Cronaca

Gattinara, allarme miasmi dallo scarico di San Bernardo

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Ma secondo la Sii non c’è alcun motivo per cui preoccuparsi

Dallo scarico che scende da San Bernardo finendo nella roggia del Pallone arrivano cattivi odori. Se ne lamenta il gattinarese Gianni Brugo, che durante una passeggiata si è accorto del fenomeno. Tuttavia alla Sii, la Società che gestisce il sistema idrico a Gattinara, non c’è preoccupazione. «Nessuno scarico abusivo – dice il direttore Alessandro Iacopino -, l’acqua che arriva dalla vasca di depurazione di San Bernardo è costantemente monitorata: dal’ultima analisi, risalente allo scorso mese, sono emersi valori nella norma. Bisognerebbe vedere da dove effettivamente provengano tali eventuali odori. I tecnici, inviati per un sopralluogo, non hanno rilevato alcuna variazione olfattiva».

 

Tutto il contrario di quanto sostiene Brugo. «Passeggiando in direzione di Rovasenda – dice – ad un certo punto un cattivo odore ha stuzzicato il mio naso. Più camminavo più l’odore diventava forte e nauseabondo. Poi l’opera in cemento si è resa evidente: dall’alto di molti metri una conduttura con la bocca asimmetrica vomitava liquami puzzolenti su una cascata incrostata da sedimenti. Tutto il liquido finiva nelle acque cristalline della roggia lordandola. E’ necessario intervenire e sistemare urgentemente la situazione, altrimenti le giuste battaglie dell’amministrazione comunale per l’ambiente diventeranno meno credibili».

 

«Si tratta – spiega Iacopino – dello scarico proveniente dalla vasca di depurazione che serve solo una piccola parte dell’abitato di San Bernardo. Si parla di un afflusso ridotto, che subisce comunque un trattamento depurativo prima di essere immesso nella roggia. L’impianto è monitorato e sorvegliato e non dà problematiche relative ad eccedenze rispetto ai limiti prescritti per legge. Bisognerebbe capire se il fenomeno descritto dipenda da altre questioni o scarichi di altra natura, non gestiti dalla Sii e dei quali non siamo a conoscenza. La vasca di San Bernardo è comunque monitorata due o tre volte all’anno».

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