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Cronaca

I Comuni contro il piromane della Valsessera

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 Un anno fa l’incendio durato dieci giorni.  Franco Machetto, 46enne di Camandona, è  accusato di incendio boschivo

I Comuni di Coggiola, Pray, Portula e Trivero contro il piromane della Valsessera. Sono ben quindici i soggetti individuati come persone offese che avranno la possibilità di costituirsi parte civili contro Franco Machetto, il 46enne di Camandona che lo scorso anno mandò a fuoco ettari di montagna in alta Valsessera. L’accusa è di incendio boschivo oltre a una serie di aggravanti. Tra coloro che potranno costituirsi parte civile ci sono i Comuni dei territori bruciati, ma anche la Regione, il Ministero dell’Interno, il Ministero dell’ambiente, Legambiente, WWF Italia, Pro Natura, Lanificio Ermenegildo Zegna, Edison Spa e Arpea. Il primo focolaio si era sviluppato il 27 novembre 2015 all’alpe Fontanamora per poi propagarsi nei boschi e pascoli tra Trivero, Coggiola e Portula. Le fiamme durarono una decina di giorni e impegnarono un centinaio di persone che continuarono a darsi il cambio per cercare di mettere fine allo scempio.

Non vennero soltanto distrutti prati e boschi, ma le fiamme bruciarono anche animali intrappolati dal fuoco, da qui la possibilità anche per WWF di costituirsi nel processo che si aprirà nel mese di marzo. Il Corpo Forestale trovò in breve tempo la pista giusta per le indagini, l’allevatore messo alle strette dalle forze dell’ordine alla fine aveva confessato. Aveva provato a giustificarsi: voleva pulire dall’erba secca gli appezzamenti dietro le baite con l’antica tecnica dell’abbrucciamento per avere erba più rigogliosa, una manovra del tutto priva di ogni utilità. L’uomo sistemò alcuni inneschi, ma la situazione gli scappò di mano e non fece nulla per avvertire del pericolo. Inoltre nella relazione la Forestale ha sottolineato la condotta dell’allevatore che non si è preoccupato di avvertire dell’emergenza o di dare un aiuto al personale impegnato nello spegnimento, insomma si è chiamato fuori dalla cosa sin da subito.

Stando alla documentazione prodotta dalla pubblica accusa avrebbe sistemato come minimo sei inneschi, mandando in fumo una superficie pari a 1064 ettari tra Portula e Trivero, un danno ambientale importante. A essere interessato dall’incendio un’area boschiva, le fiamme avrebbero soltanto in parte intaccato le aree protette del Sic. C’è poi il danno economico, spegnere le fiamme ha comportato una spesa di quasi 900mila euro richiedendo l’uso di Canadair ed elicotteri per diversi giorni. E’ stata la Forestale a portare avanti le indagini che nell’arco di poco tempo hanno portato a individuare l’allevatore di Camandona, determinante anche alcune intercettazioni ambientali e telefoniche. La pubblica accusa ha comunque scartato il reato di disastro ambientale, anche se è stato recentemente introdotto dal codice penale.

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