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Cronaca

La finanza di Biella blocca una catena di Sant’Antonio: fregati in 23mila

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Sei i denunciati: promettevano auto da sogno a noleggio per due anni in cambio di nuovi iscritti “paganti”

Promettevano auto da sogno versando quote relativamente modeste. Da qui il nome dell’operazione “Car dream” dato dalla guardia di finanza di Biella, che ha smantellato una sorte di catena di Sant’Antonio.

Due fratelli astigiani pluripregiudicati, tre managers e un promotore, dietro il paravento di una società tedesca, sono riusciti a racimolare in un anno e mezzo più di 10 milioni di euro vendendo la speranza di poter guidare, con la formula del noleggio a 24 mesi, prestigiose “berline” a costo zero o quasi. Per fare ciò hanno utilizzato un sito web e si sono avvalsi della collaborazione di numerosi promotori sparsi su tutto il territorio nazionale.

In sostanza avevano dato vita a un meccanismo con sistema piramidale (meglio noto come “schema ponzi” o “catena di Sant’Antonio”), dove il guadagno di un soggetto deriva esclusivamente dal reclutamento diretto o indiretto di un certo numero di soggetti che a loro volta versano delle somme prefissate. L’ingresso nel sistema di nuovi iscritti consente a coloro che avevano già aderito di scalare a un livello superiore e così via, di livello in livello. La finanza ricorda che i contratti a struttura piramidale sono vietati dalla legge.

La società prometteva di consegnare una vettura dopo qualche mese dall’ingresso nel sistema a coloro che avessero versato una quota mediante bonifico. L’automobile sarebbe stata concessa a noleggio per 24 mesi senza che i beneficiari fossero gravati da ulteriori costi (compreso cambio gomme, bollo, assicurazione). Alla scadenza, avrebbero potuto, poi, noleggiare altri automezzi di classe e cilindrata superiori, fino ad una vera e propria “supercar”: una Maserati. Sono stati in 23mila quelli che vi hanno aderito, versando appunto più di 10 milioni di euro.  Ma solo 84 hanno ricevuto l’autovettura promessa. I 6 responsabili sono stati denunciati a piede libero. I finanzieri hanno scoperto tale sistema truffaldino intrufolandosi in incognito ad una delle riunioni tenutesi a Biella lo scorso mese di febbraio. Altri simili incontri si sono succeduti su tutto il territorio nazionale per reclutare nuovi aderenti. Una volta capito il meccanismo, sono scattate le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Biella che ha disposto l’esecuzione di alcune perquisizioni domiciliari.