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Cronaca

La Valsessera in lutto per Giuseppe Pitto

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Nel 1955 portò sul Balmenhorn la grande statua del Cristo delle vette

Nel 1955 aveva contribuito alla realizzazione del grande Cristo delle Vette sul Balmenhorn, 4167 metri, una delle vette del massiccio del Monte Rosa. Tra l’altro, aveva trasportato la testa della statua. Giuseppe Pitto, 83 anni, rappresentava un pezzo di storia per tutti i valsesserini che amano la montagna. Il funerale dell’uomo è stato celebrato martedì a Crevacuore, paese in cui viveva con la moglie Franca.

La sua è stata una vita dedicata alla famiglia, al lavoro e alla montagna. Ma quell’impresa nel 1955 non l’ha mai dimenticata. Pitto fu infatti uno dei tre alpinisti della zona (gli altri erano Pierino Torneri di Coggiola e Carlo Sacchettini di Varallo) che si misero in spalla gli undici pezzi che componevano l’opera. Lui allora era un giovane alpino, militare al La Thuile in Valle d’Aosta, e fu scelto per le sue doti atletiche. Per trasportare i pezzi erano infatti stati scelti i giovani più idonei della scuola militare alpina di Aosta, sotto la guida del capitano Costanzo Picco: e appunto, tra le penne nere indicate c’era il crevacuorese, che per terminare l’opera aveva anche prolungato la ferma di leva.

«Era una bella persona – lo ricorda l’amico Silvano Stefanoli –. Era molto legato al “suo” Cristo delle Vette, e quando nel 2007 la statua è stata riportata a valle per il restauro c’era anche lui, e l’ha accompagnata sino alla chiesa di Gressoney. Era presente anche quando la statua è tornata sul Balmenhorn e in diverse altre occasioni. Era un fabbro abile: tra le altre cose, ha realizzato il cancelletto della Madonna che si trova sul Monte Barone e anche quello della cappella di San Bernardo da Mentone ad Azoglio».
Storico membro del Cai Valsessera (nel 2011 fu premiato per i suoi 60 anni di appartenenza al sodalizio) E’ stato tra i fondatori dei Falchi Azzurri di Crevacuore e faceva parte del gruppo alpini. «Era una persona in gamba in tutti i sensi e amava la montagna. Era uno sportivo e praticava sci di fondo, aveva anche vinto il campionato valligiano Valsessera a Noveis. Da giovane praticava anche marcia alpina e in salita era imbattibile. Lo ricordo davvero con tanto affetto e stima» conclude Stefanoli.

Parole di ricordo vengono anche da Danilo Locca dei Falchi Azzurri: «E’ stato uno dei nostri soci fondatori. Era appassionato di montagna, ha fatto moltissime escursioni. Era sempre presente alle nostre iniziative e attività che frequentava assiduamente. Ricordo che nel 2003, durante la festa dell’8 dicembre a Monte Barone, era caduto malamente: ma dopo essere guarito aveva ripreso a camminare in montagna. Era una persona speciale che ha dato molto alla nostra associazione ed è una perdita grande per tutti noi».

Anche il gruppo alpini di Crevacuore, di cui faceva parte lo ricorda con affetto: «Giuseppe era iscritto al nostro gruppo – spiega Dario Cavalli – fin dal termine del proprio servizio di leva in cui si distinse per essere tra gli alpini che trasportarono a spalla la statua del Cristo delle Vette. Era sempre presente con entusiasmo alle molteplici iniziative del nostro gruppo e ha portato avanti, soprattutto con il proprio esempio e la sua testimonianza, quelli che sono gli autentici valori alpini di amore verso la montagna, il suo territorio e i suoi abitanti». I membri della comunità di Crevacuore si sono uniti al dolore della moglie Franca, del figlio Giampietro, della sorella Bianca e di tutti i parenti.

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