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Economia e scuola

Industriali Valsesia: non serve un “decreto elemosina”

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Industriali Valsesia: non serve un “decreto elemosina”, ma veri piani di rilancio.

Industriali Valsesia: non serve un “decreto elemosina”

Gianni Filippa, presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia torna a sollevare l’attenzione sull’imprenditoria locale (e non solo): «Più che “decreto rilancio” si dovrebbe chiamarlo “decreto elemosina”. Sono mesi che sentiamo parlare di miliardi come fossero noccioline. Provate a chiedere a qualche imprenditore che conoscete, a qualche barista, a qualche ristoratore, albergatore o negoziante ormai chiuso da oltre due mesi se ha ricevuto un solo euro».

Contro l’ultimo decreto

La critica di Filippa è rivolta contro il decreto legge 34/2020 da poco pubblicato in Gazzetta ufficiale. «È bene ricordare – spiega – che l’Italia ha una grande capacità industriale e turistica e che non dobbiamo distruggere quanto costruito in tanti anni. Se, infatti, escludiamo gli interessi il bilancio primario dell’Italia dal 1995 al 2018 è stato in attivo di 724 miliardi, ma nello stesso periodo abbiamo pagato interessi sul debito pubblico per 1.862 miliardi».

Danno reputazionale

«Uno dei problemi del nostro Paese è quindi il “danno reputazionale”: ci è costato, negli ultimi 10 anni, oltre 250 miliardi in più di interessi passivi rispetto al tasso che avremmo pagato se fosse stato uguale a quello tedesco o francese. Il nostro Paese ha quindi tutti gli strumenti per poter continuare a essere competitivo, ma a industria, artigianato, turismo e commercio servono misure strutturali, non soluzioni temporanee».

Serve un rilancio vero

«Adesso – conclude il presidente di Cnvv – dobbiamo iniziare a pensare a un rilancio “vero”, che tenga presente le nuove esigenze, mettendo al centro l’uomo e che passa da forti investimenti in infrastrutture di comunicazione, materiale e digitale, scuole, università, nuove esigenze abitative, sanità, gestione delle acque e dei rifiuti. Serve un programma su più anni e che sia pianificato in modo serio, non con il sistema degli appalti al ribasso e con una burocrazia che frena ogni iniziativa orientata allo sviluppo».

Sostegno al Made in Italy

«Il rilancio di cui abbiamo bisogno, infine, deve promuovere sempre più il Made in Italy, che ha ancora un’ottima immagine nel mondo e che dobbiamo continuare a potenziare con la qualità dei nostri prodotti. La Regione Piemonte ha attivato una lodevole iniziativa che dovrebbe portare contributi alle attività commerciali in tempi che spero brevi. Usciamo però dalla retorica dell’“andrà tutto bene”, perché se continuiamo così andrà tutto male, nella direzione di una decrescita che rischia di essere davvero infelice».

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