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Prato Sesia ricorda Adriano: fu prigioniero durante la guerra

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Era uno degli ultimi combattenti: di recente aveva ricevuto un riconoscimento dagli alpini del paese

Non solo Prato Sesia dà l’addio a uno degli ultimi testimoni della guerra: l’alpino pratese Adriano Rinolfi si è spento all’età di 96 anni. Chiamato al fronte nel 1940, combatté a Oulx. Dopo l’armistizio fu deportato in un campo di prigionia a Mantova. In seguito fu trasferito a Hagen, in Westfalia, per poi marciare fino a Colonia. Qui venne liberato dagli alleati nel 1945. Tornato a casa, nel 1949 sposò la grignaschese Eda Fantini Zanzanino e trascorsero insieme ben cinquant’anni. Dalla loro unione nacque il figlio Luigino, rimasto fino all’ultimo momento al fianco del papà.

«Mio padre era una persona fenomenale – lo ricorda con affetto il figlio Luigino – non si lamentava mai: anche negli ultimi tempi, in cui purtroppo le sue condizioni si erano fatte più gravi, lui diceva sempre di stare bene pur di non mettermi in agitazione. Probabilmente è riuscito a sopportare bene questi ultimi anni anche grazie a questo suo carattere: anche in casa di riposo lo ricordano come se fosse uno di famiglia. Aveva un carattere molto amichevole, non ha mai litigato con nessuno». Fino a meno di due anni fa, finché la salute gliel’ha permesso, Adriano si è mantenuto estremamente attivo: leggeva i giornali e amava ballare alle feste.

Il suo atteggiamento sereno e pacato gli ha conquistato anche l’ammirazione del gruppo alpini di Prato, a cui è sempre stato iscritto. Lo scorso anno una rappresentanza del gruppo è andata a trovarlo per donargli una targa in segno di ringraziamento per gli anni donati all’Italia in gioventù. In tale occasione, il gruppo era rimasto colpito dalla semplicità di Rinolfi: «Lucidissimo, ci ha detto: “Sono felice di essere riuscito a tornare a casa” – aveva raccontato l’alpino pratese Angelo Frasson dopo la visita – vuole insegnarci che ci vuole poco per vivere in pace. Grazie Adriano, sei più giovane di noi». Il gruppo intende accompagnare l’alpino Rinolfi nel suo ultimo viaggio durante le esequie, che sono state fissate per oggi pomeriggio alle 16.

Lo storico Claudio Sagliaschi ricorda la sua storia, senza dimenticare l’aspetto umano, come quando Rinolfi fece il suo ingresso in guerra, piazzando dei cannoni a Bardonecchia: «Spararono alla cieca e subito si accorsero che quella guerra appena incominciata sarebbe diventata una tragedia – racconta Sagliaschi -. Mi disse un giorno: “Spero proprio che quei colpi alla cieca non abbiano ucciso nessuno”». Lo storico sottolinea la grande importanza della testimonianza portata da Rinolfi durante la sua vita: «Per la sua famiglia e per la storia di Prato con la sua morte si è chiusa un’epoca ed è giusto ricordare ciò che spesse volte mi ha detto: “Spero che le future generazioni prendano coscienza di ciò che abbiamo passato noi per essere migliori e non ricadere nell’errore”».