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Fusioni Comuni, l’Anpci: si sapeva bene che i contributi milionari non duravano

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Fusioni Comuni, l’Anpci: era ovvio e ben noto che i contributi milionari non potevano durare. Intervento durissimo della presidente: «Davvero si è potuto credere che lo Stato potesse erogare, come nel paese di Bengodi, tutti quei milioni?»

Fusioni Comuni, la presidente Anpci: si sapeva bene che i contributi milionari non duravano

A margine della proteste che in questi giorni si stanno levando contro il taglio dei contributi alle fusioni dei Comuni (in zona il caso più eclatante è quello di Valdilana), interviene con una lettera aperta la presidente dell’Associazione nazionale piccoli comuni italiani. «In riferimento alle proteste degli amministratori dei comuni che hanno proceduto alle fusioni, premettendo che ogni comune è libero di associarsi come meglio crede, non possiamo non rilevare che da anni Anpci consiglia di porre molta attenzione prima di procedere in tal senso. La necessità di fusione è stata creata ad hoc per far sparire dalla carta geografica i piccoli comuni con la loro storia, cultura, tradizioni millenarie, alimentando una febbre dell’oro. Oro temporaneo e non garantito, gestito in totale e assoluta discrezionalità dal comune di maggiore dimensione demografica.

Quando mai i sindaci si sarebbero uniti senza il miraggio dei contributi?

«Senza i folli contributi statali e regionali seriamente i comuni avrebbero mai pensato di fondersi? Davvero si è potuto credere che lo Stato potesse erogare, in piena spending review e procedura di infrazione europea, come nel paese di Bengodi, tutti quei milioni? Prima di imboccare una strada senza ritorno occorreva leggere bene le norme:Art 20 dl 95/2012 comma 1 e smi che stabilivano un importo nei limiti degli stanziamenti finanziari previsti in misura comunque non superiore a 1,5 milioni di euro. Da anni portiamo avanti la battaglia contro questa finta spending review, dimostrando che i piccoli comuni non hanno bisogno di tutori che impongono o spingono verso le unioni e le fusioni, strumenti che, oltre a generare maggiori costi, riducono gli spazi di democrazia diretta nella nostra amata Italia.

Abbiamo segnalato ripetutamente che: i piccoli Comuni che si fondono con quelli più grandi quasi certamente hanno assunto tale decisione con il miraggio di ottenere i contributi straordinari che Stato e Regioni hanno stanziato a tale scopo senza rendersi conto che questi contributi, prima o poi, sarebbero stati ridotti e che gli stessi venivano comunque corrisposti solo a partire dall’anno successivo all’istituzione del nuovo comune risultante dalla fusione, cioè quando il comune piccolo veniva già incorporato sparendo per sempre».

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