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La proposta dello storico: «Romagnano e Prato Sesia tornino un unico Comune»

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La riflessione di Claudio Sagliaschi nasce sull’onda del recente rimpasto avvenuto nell’amministrazione Manuelli

Fusione tra Romagnano e Prato Sesia, perchè no? E’ la proposta lanciata dallo storico pratese Claudio Sagliaschi, che in una lettera commenta come «la prospettiva “politica” futura di un paese come Prato Sesia non abbia più alcun senso se non in un nuovo contesto che poi in definitiva è un ritorno al passato: l’unione politica e amministrativa con il Comune di Romagnano».

La riflessione di Sagliaschi nasce sull’onda del recente rimpasto avvenuto nell’amministrazione comunale di Prato. Nel Comune guidato dal sindaco Luca Manuelli, il vice sindaco Diego Massarotti ha dato le dimissioni, mentre al suo posto è subentrato Alberto Boraso. In conseguenza del passaggio c’è stata una diversa distribuzione degli incarichi. La lista di Manuelli aveva corso da sola per le comunali, vincendo le elezioni di quattro anni fa.

«I fatti accaduti recentemente – dice Sagliaschi – mi inducono ad una seria riflessione di carattere “politico”, nonostante sia da molti anni estraneo a quel mondo che mi ha dato negli ultimi periodi delusioni e amarezze, ma spesse volte anche la soddisfazione di aver svolto un ruolo attivo e onesto al servizio di tutta la comunità. Erano altri tempi dove a livello nazionale contavano ancora le ideologie anche se a livello locale registravano un peso minore, tuttavia, a differenza di oggi, la dialettica, l’informazione e la discussione avevano un peso significativo nell’ambito della comunità. Era il concetto di partecipazione attiva della popolazione alle scelte amministrative, e questo concetto si registrava anche in modo positivo sull’afflusso alle elezioni amministrative e nazionali».

Sagliaschi fonda la sua tesi sul periodo storico: «Era stata l’onda lunga del ’68 che aveva innescato quel nuovo modo di cultura e di partecipazione attiva alle scelte comuni. Venivano organizzate assemblee informative in paese e nelle singole frazioni, consigli comunali aperti discussi anche della popolazione presente, un giornale informativo inviato regolarmente a tutte le famiglie, solo per citare alcuni esempi. A livello culturale, con la nascita della biblioteca comunale, si svolgevano spesso incontri, dibattiti, mostre, nonché quel periodo straordinario dedicato ai film d’autore, dove si analizzava e discuteva il senso della vita. Sono cambiati i tempi, in peggio sotto questo aspetto, e tutto è svanito nell’oblio dei ricordi, e non basta dire che è la globalizzazione che li ha cambiati questi tempi, perché dietro ad essa ci sono pur sempre delle persone come c’erano prima. La differenza sostanziale è che ognuno (complice anche la crisi) ha tirato i propri remi in barca pensando solo a se stesso e dimenticandosi che è più saggio unirsi che non dividersi per meglio difendersi».

Sagliaschi vede una soluzione parziale nell’unione di Prato con Romagnano; un’ipotesi maturata e condivisa da diverso tempo dallo scrittore pratese con il compianto storico romagnanese Carlo Brugo. «Ricordo con nostalgia quando ne discutevo in proposito con Carlo Brugo, e lui accanito sostenitore della tesi rimarcava le analogie e le affinità delle nostre due comunità; mentre invece le mie titubanze vertevano soprattutto sul concetto un po’ immaturo della salvaguardia di una gelosa quanto assurda identità culturale specifica. O meglio, per dirlo con chiarezza, sul rischio che la comunità pratese fosse offuscata da quella romagnanese. Il tempo è cambiato e ora credo che sia giunto il momento di fare una profonda riflessione su questa ipotesi che da parte mia non vede controindicazioni sia a livello politico, che di quello finanziario, che di quello culturale».

«Credo che ci sia solo da guadagnare per entrambe le comunità perché si acquista maggior forza – conclude Sagliaschi -. La situazione attuale invece potrebbe portarci a una crisi politica sempre peggiore considerato che già nelle ultime consultazioni elettorali il paese ha espresso una sola lista. Se tra un anno accadrà di nuovo aumenterà la probabilità di non avere il quorum necessario al governo del paese che sarà espletato da un anonimo commissario prefettizio come già accade in tanti luoghi a noi vicini. Se non tra un anno sarà comunque per poco più avanti».

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