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Marco Molino: ecco perchè vorrei fare il sindaco di Varallo

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«Dal 5 giugno con la morte di Buonanno nulla è più come prima»

Marco Molino lascia ogni incarico istituzionale e si candida alla prossima tornata elettorale da principale protagonista. Imprenditore, 52 anni, Molino è dunque il primo candidato sindaco in zona alle elezioni di primavera. Una decisione che fa ovviamente rumore perchè l’ex assessore si schiera contro la sua stessa amministrazione.

Allora Molino ci spieghi i motivi di questa scelta… «Fino a dieci anni fa ero estraneo alla politica e alla pubblica amministrazione. Poi Buonanno mi invitò a entrare nella sua lista: fino ad allora non ci conoscevamo ma fin da subito ci fu intesa. E accettai. E’ stato detto e ridetto, ma confermo: era una persona unica, eccezionale, che non ti annoiava mai. Furono cinque anni intensi, di lavoro per la città di Varallo, condividendo progetti, idee, sempre supportati dalla stima reciproca».

Poi, cosa cambiò? «Scaduto il mandato, Buonanno non potè ricandidarsi a sindaco ma rimase comunque nell’amministrazione cittadina: ovviamente ogni scelta, ogni progetto partiva da lui o comunque aveva il suo benestare. Io rimasi in giunta nonostante qualche perplessità iniziale. Lui non era più il sindaco e questo cambiava le carte in tavola. Ma mi chiese di rimanere come favore personale e quindi accettai, continuando a fare riferimento a lui, era quello il nostro patto».

Finché arrivò il giorno della tragedia… «Dal 5 giugno con la morte di Buonanno nulla è più come prima. Non solo a livello di amministrazione varallese, ma in generale per la Valsesia. Ho cercato di mantenere la promessa fatta a Gianluca, di lavorare per il futuro della nostra città e del territorio, ma oggi ritengo che non ci siano più le condizioni per poterlo fare».

Quindi… «Quindi mi sono dimesso per lavorare a modo mio, seguendo quanto mi ha insegnato Buonanno. La mia città, Varallo, ha bisogno di un cambiamento, di una ripresa, e non sono certo che questo possa avvenire con l’attuale amministrazione. Ormai ci troviamo su due strade diverse».

Si spieghi meglio… «Varallo ha bisogno di una maggiore visione globale. Ritengo che si debba amministrare una città su due linee parallele. Da una parte con l’amministrazione quotidiana, che guarda anche alle piccole cose, dall’altra con una visione a medio-lungo termine. Come se fosse un’impresa. E’ da quando avevo 28 anni che faccio l’imprenditore e questo certamente condiziona anche il mio modo di ragionare sulla “cosa pubblica”».

Può fare qualche esempio? «Prendiamo la questione dell’albergo “Casa del pellegrino” al Sacro Monte di Varallo. L’amministrazione sta lavorando per la sua riapertura, si cerca un nuovo gestore. Bene, ma a mio avviso ha poco senso o comunque resterà un’iniziativa fine a se stessa se non si mira a rilanciare lo stesso Sacro Monte, a farlo diventare veramente attrattiva turistica di un certo livello. Poi tutto verrà da sé».

Insomma ciò che lei propone è di pensare più in grande, di guardare oltre i confini locali… «Per sviluppare il territorio occorre avere un’apertura verso tutti, avere contatti con Regione, Stato, Unione Europea. Non vedo nell’attuale modo di amministrare Varallo tutto questo, vedo piuttosto un modo di amministrare “leggero”, senza progetti futuri importanti, un “tirare avanti” insomma. Negli scorsi anni, con l’amministrazione Buonanno, Varallo ha vissuto momenti di grande ascesa. Oggi purtroppo, sotto molti aspetti, sta avvenendo il contrario. Va bene cercare di gestire al meglio ciò che abbiamo, ma non basta: occorre una visione più illuminata».

Sta dunque già lavorando per le prossime amministrative? «Certo, sto formando la squadra. Sarà una lista civica trasversale, nel senso che potranno entrarci persone di destra come di sinistra, lascerei solo fuori gli estremismi. Sarà soprattutto una lista formata da persone capaci e motivate».

Un’ultima domanda: perché fa tutto questo? «Sembrerà banale, forse scontato, ma anche per Gianluca. Non finirò mai di ringraziare Buonanno per aver creduto in me e spero di riuscire a portare avanti e concretizzare gli ideali che ci hanno sempre uniti».

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