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In provincia cala la ”cassa”, ma la ripresa non c’è ancora

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I sindacati: «Ci saranno problemi sul lungo periodo».

Cala il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e in deroga nelle province di Vercelli, Biella e Novara. Tra i primi sette mesi di quest’anno e lo stesso periodo del 2016 ci sono delle differenze marcate: l’unica che è aumentata è la cassa ordinaria, passata da un milione e 400mila ore richieste lo scorso anno e un milione e mezzo quest’anno (fra tutte e tre le province). E’ aumentata però solo nella provincia di Vercelli, mentre è in calo nel Biellese e del Novarese. L’ammortizzatore sociale nella sua modalità straordinaria è diminuita sia nella provincia di Vercelli che in quella di Novara, e notevolmente: l’anno scorso le ore richieste superavano il milione, nei primi mesi di quest’anno non si sono superate le 800mila ore. E’ invece cresciuta nel Biellese. Sono in calo ovunque le ore di cassa in deroga e anche in questo caso le differenze sono notevoli. Ma meno ore di cassa richieste delle aziende sono un segnale positivo oppure negativo? Strano a dirsi, ma la risposta giusta è entrambi. Lo spiega Luca Quagliotti, segretario generale della Cgil Vercelli Valsesia: «Da un lato questi dati sono da leggere come un segnale positivo: qualche azienda si è ripresa e non ha più avuto bisogno di ricorrere all’ammortizzatore sociale – commenta il sindacalista -. Ma il rovescio della medaglia è che ci sono ditte che hanno proprio chiuso i battenti e quindi della cassa integrazione non se ne fanno più niente. E poi, a partire dallo scorso anno, c’è stato un netto aumento dei contratti di solidarietà, che per come erano regolamentati prima venivano usati molto poco». La realtà lavorativa vercellese è poco entusiasmante: «Guardati a sè i numeri relativi alla “cassa” parlano di una situazione positiva – prosegue Quagliotti – ma vista nel suo insieme la situazione della nostra provincia non è rosea. E’ vero, qualche azienda sta vivendo una piccola ripresa, ma il momento è ancora difficile. E questo sia per i livelli occupazionali che per quanto riguarda la redditività del lavoro. Nella nostra provincia ci sono moltissimi part-time e posti di lavoro nei servizi, che mediamente sono retribuiti meno rispetto all’azienda. Un problema questo che si ripercuoterà anche nel lungo periodo, perchè chi guadagna poco oggi avrà una pensione bassa domani. Il che significa che la provincia si andrà a impoverire e chi andrà in pensione dovrà continuare a lavorare. Con ovvie ripercussioni sull’occupazione giovanile».

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