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«Il Pd si sente preso in giro dall’Asl? Parlano del direttore scelto da loro…»

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Paolo Tiramani critico verso il centrosinistra dopo le polemiche sorte attorno ai dieci letti post-acuzie

«Mi ha stupito non poco leggere che alcuni politici di sinistra che a fine giugno si erano domandati dove fossero finiti i promessi posti letto di continuità assistenziale in Valsesia, i cosiddetti Cavs, oggi si lamentano che tutto ciò non è stato fatto, dimostrando quanto vengono “buggerati” dal “sistema Torino” del loro caro assessore regionale Saitta». Lo sfogo è dell’assessore borgosesiano Paolo Tiramani, dopo che il Pd provinciale ha reclamato con l’Asl per non avere aggiunto i posti-letto promessi, ma essersi limitata a trasformare in letti post-acuti quelli del country hospital di Casa Serena a Varallo.

«Era abbastanza evidente che cambiando solo di nome o di targa dei posti letto del country hospital di Varallo, questi non potevano trasformarsi magicamente nei posti letto di continuità assistenziale, dato che per questi ultimi occorre un’operatività di personale medico e di comparto totalmente dipendente dall’Asl, cioè assunzioni, diversamente dalla gestione del country hospital. Non capiamo se gli esponenti del Pd locale fanno parte di una commedia o sono molto ingenui, visto che il direttore generale dell’Asl di Vercelli Chiara Serpieri è di loro nomina, dal momento che si sono accorti solo in “limine mortis” che non sono posti letto “in più“ ma solo “al posto” di quelli esistenti».

Insomma, in valle quei dieci posti in più non ci sono. Non solo: i letti per il servizio di continuità assistenziale sono stati posizionati a Varallo e non all’ospedale di Borgosesia, come sarebbe stato logico fare. Il ricoverato infatti potrebbe aver bisogno di sottoporsi a ulteriori esami e la cosa migliore sarebbe doversi spostare solo di corridoio, al massimo di piano. Di certo non trasferirsi da una città all’altro, con l’impiego di ambulanze, impegnando tempo e denaro. «I cittadini della Valsesia, grazie alle inadempienze di chi deve decidere, all’insipienza di chi fa le norme, e all’incapacità di chi è ben remunerato per rappresentare il territorio e si limita ad annuire e portare l’acqua al padrone a Torino anziché battere i pugni sulle scrivanie dei dirigenti dell’Asl vercellese, dovranno affrontare un calvario per tutta questa estate e presumibilmente anche dopo, per l’impossibilità di garantire una continuità assistenziale a chi dovrebbe essere dimesso dal reparto di acuzie a uno di cure a più bassa intensità per un periodo di osservazione e monitoraggio prima di essere mandato a casa. Questo vuol dire, che chi abita in Valsesia avrà un trattamento diverso da chi abita a Torino, che avrà ampia scelta di strutture di questo tipo, e un “minore” diritto alla salute rispetto agli altri cittadini, diritto sancito dalla costituzione». Per il leghista si tratta di una situazione inaccettabile: «Valsesiani, è ora di ribellarsi a questi incapaci, con Buonanno e nella giunta regionale precedente avevamo potenziato i servizi, oggi ci stanno togliendo anche quelli di base. Forse “morire costa meno che curare?»

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