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Statua Beata Quarona? «Finanziamo piuttosto la ricerca scientifica»

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Statua Beata Quarona, la lettera di un cittadino ai vescovi di Novara e Vercelli

Statua Beata Quarona, un cittadino scrive ai vescovi

Riceviamo e pubblichiamo, la lettera che un cittadino di Quarona ha inviato ai vescovi di Novara e Vercelli, Franco Giulio Brambilla e Marco Arnolfo.

«Pochi giorni fa ho appreso di una bambina dall’anima meravigliosa e poliedrica, rinchiusa in un corpo che non le apparteneva. Bea Naso è morta a otto anni per una malattia sconosciuta che le causava un irrigidimento innaturale del suo corpo. Di fronte a una bambina unica che se vedeva un bambino con problemi infinitamente inferiori ai suoi gli diceva: «Non preoccuparti, ti aiuto io», ho sentito, in maniera del tutto naturale, la necessità di fermarmi a riflettere. La delicatezza dell’anima di Bea deve insegnarci che in fin dei conti è ciò che facciamo a definire ciò che siamo e per non sentirci degli ingrati, degli scemi, Le chiedo se non ritenga più sensibile e altruistico aiutare la ricerca sulle malattie rare. La misericordia non può essere una parentesi nella vita della Chiesa, ma costituisce la sua stessa esistenza e non può essere mai abbastanza se rapportata alle difficoltà quotidiane.

«I soldi destinati alla statua potrebbero essere spesi per finalità più nobili»

Le chiedo, a riguardo, se non prova un minimo di vergogna nel sapere che un suo parroco, padre Matteo Borroni, a Quarona, sia invece più dedito alla realizzazione di una “costosissima” statua in bronzo della Beata Panacea (da posizionare al centro di una rotatoria stradale), espressione esteriore di materialismo, espressione blasfema se rapportata alla semplicità della Pastorella martire, espressione erronea sociale se riflettiamo su coloro che vivono in condizioni di disagio economico, anziché dedicarsi alle persone più fragili e scartate come segno della tenerezza di Dio. Più semplicemente i soldi, destinati alla realizzazione della statua, potrebbero essere spesi per finalità più nobili. Le persone come la piccola Bea Naso sono d’importantissima utilità sociale; servono a ricordarci che siamo anche altro. Non sempre e non tutti, ma lo siamo».

Luigi D’Agostino

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