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Solidarietà al margaro valsesiano che chiede una strada per l’alpe

«Non vogliamo lamentarci, solo poter continuare a vivere in quota»: la montagna che resiste chiede ascolto.

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Solidarietà al margaro valsesiano che chiede una strada per l’alpe. «Non vogliamo lamentarci, solo poter continuare a vivere in quota»: la montagna che resiste chiede ascolto.

Solidarietà al margaro valsesiano che chiede una strada per l’alpe

Grande solidarietà al pastore valsesiano costretto a lottare contro burocrazia e istituzioni. Lo sfogo di Marino Tosi, margaro di Balangera che ogni estate si trasferisce con la moglie Maura all’alpe Oraccio, sopra Fervento, ha suscitato empatia e sostegno.

La sua lettera, pubblicata da Notizia Oggi, è diventata un simbolo della montagna che resiste: non chiede assistenza, ma strumenti per non essere dimenticata.

Una vita scelta con amore

«Mi chiamo Marino Tosi e sono pastore», racconta con passione. Ogni estate, lui e sua moglie lasciano la casa alla Balangera di Varallo per vivere nella baita in quota, dove producono formaggi, curano i pascoli, i sentieri e accolgono turisti.

«Non è una lamentela – precisa – è la vita che abbiamo scelto. Niente è meglio del risveglio qui». Ma a 60 anni, la montagna pesa: Tosi fatica a salire ogni giorno su sentieri impervi. Per questo, insieme al Consorzio Madonna del Sasso, chiede una pista forestale.
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Una pista per continuare a vivere 

«Non chiediamo una strada asfaltata, ma un accesso praticabile per mezzi agricoli e di soccorso, indispensabile per vivere e lavorare in quota. I fondi ci sono, ma il progetto è bloccato da burocrazia e opposizioni». Le sue parole hanno ricevuto molti messaggi di sostegno: «Sono stata più volte lassù – scrive un’utente – persone bravissime e un vero paradiso».

C’è chi guarda all’estero: «Grande Marino Tosi, hai ragione. In Francia, Svizzera e Austria le strade arrivano ovunque e servono a tutti…».

Piste forestali utili a tutti

Un altro commento pone la questione in termini pratici: «Purtroppo Marino non sei l’unico, ma quello che non capisco è perché non si possono creare queste piste forestali…». «Non hanno capito l’utilità che se ne avrebbe: portare giù i prodotti, per la forestale migliorare i controlli…».

Nel silenzio delle istituzioni, risponde la voce della gente. Una comunità che si riconosce in chi, come Marino e Maura, continua a presidiare la montagna nonostante tutto. Con dignità, fatica e amore.

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