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A Ghemme si smantella lo storico frantoio: addio a un pezzo di storia

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I ricordi di Alberto Paganotti: negli anni d’oro dava lavoro a ducento persone

Lo smantellamento è iniziato poco dopo Pasqua, quando a parecchi ghemmesi non è sfuggito il via-vai di camion con targa romena su cui venivano caricati macchinari e attrezzature. Il frantoio di Ghemme, dove per anni la ghiaia del Sesia è stata tritata e trasformata in sabbia e materiale edile, è chiuso ormai da qualche anno e ora sembra certo che non avrà un futuro. Colpa delle crisi, che a Ghemme si è portata via qualche tempo anche la Crespi.

E come per l’azienda tessile, anche al frantoio sono legati i ricordi di intere generazioni di operai che ci hanno lavorato. A Ghemme vive una delle memorie storiche dell’impianto: Alberto Paganotti, che negli anni ‘80 l’aveva comprato e rimesso a nuovo utilizzandolo come prezioso supporto all’omonima ditta edile, che gestiva insieme al fratello Giuseppe. «Fummo costretti a cederlo nel 1989 – racconta Paganotti – per pagare gli stipendi ai dipendenti della nostra azienda, alle prese con la crisi che la portò al fallimento nel 1992. Nel momento di massimo splendore ci avevano lavorato anche 200 dipendenti».

Sabbia e ghiaia del frantoio di Ghemme erano così finite nei piloni dell’autostrada, e utilizzate anche in diverse altre opere pubbliche. «La Paganotti srl era stata fondata da mio bisnonno nel 1889 – riprende l’ex titolare, oggi 84enne – , sotto la mia gestione le opere realizzate sono state tantissime, dalle case popolari alle fognature di molti paesi, fino agli ospedali di Borgosesia, Gattinara e Varallo, ma anche scuole, senza dimenticare i cementi armati per due lotti dell’autostrada A26 e il golf di Castelconturbia».

«Ancora oggi – dice invece l’avvocato Fausta Paganotti, figlia di Alberto – mi capita di incontrare vecchi operai che si tolgono il cappello davanti a me ricordando la correttezza di mio padre e di mio zio, che dopo le disavventure dell’azienda ha avuto seri problemi di salute e vive da anni bloccato in un letto». Tra breve oltre al cancello del frantoio ci saranno solo ricordi.

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