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Aldo Cagnoli, alpinista antidivo: ricordo del quaronese
Aldo Cagnoli, alpinista antidivo: ricordo del quaronese da parte dell’amico Gae Valle che ha voluto dedicargli una lettera nell’anniversario della scomparsa.
Aldo Cagnoli, alpinista antidivo: ricordo del quaronese
Da parte di Gae Valle, un ricordo nell’anniversario della morte (4 aprile) di Aldo Cagnoli, alpinista di Quarona: «Vi sono persone che, per le loro gesta professionali, sportive o semplicemente per il modo di atteggiarsi, diventano personaggi. E tali rimangono e ricordati sono anche oltre la vita terrena. Ve ne sono altre che hanno meriti non inferiori ai personaggi, anzi, talvolta hanno doti sia professionali che sportive e umane superiori ai personaggi, ma per la loro riservatezza, umiltà, direi per un senso di pudore, non esternano le loro qualità e conseguentemente, vivendo fuori dai riflettori mediatici, non sono conosciuti. Queste persone potrebbero essere considerati degli “antidivi”. Aldo Cagnoli fu senza timore di smentita un antidivo. Coloro che l’hanno conosciuto e frequentato, ricordano il suo sguardo dolce, il sorriso che emanava empatia, il portamento umile e silenzioso ma dalle battute puntuali e raffinate. Generoso e affidabile, ne facevano un collega, un compagno di cordata, un amico, prezioso e insolito. Pur non avendo un fisico d’atleta fu un grande alpinista con all’attivo impegnative scalate, compiute con l’amico Danilo Saettone, su tutto l’arco alpino, da far invidia ai più blasonati alpinisti».
Quella manovra millimetrica per farsi assumere
«Vorrei ricordare altresì, perché non tutti ne sono a conoscenza, che ad un test per un nuovo lavoro, doveva dar prova di saper condurre un autocarro 4 assi, salì non sull’autocarro designato ma su un altro con rimorchio e lo posteggiò in retromarcia tra le auto posteggiate del datore di lavoro e del direttore: assunto! E quando, dalla vetta del Gran Paradiso salita per parete nord, si caricò sulle spalle lo zaino di un compagno sfinito? E le proverbiali battute che avevano la peculiarità di sintetizzare due situazioni? Come quando giunti all’auto, di ritorno da un 4000 del Vallese, per esplicitare la ripidezza del sentiero finale e ironizzare sulle braccia lunghe del compagno, proferì: “il Gae avrà tutte le nocche delle mani spellate”. O quando, per spronare l’esitazione del compagno impegnato su una difficile fessura di 5° grado, disse: “varda che sun lassa a ca la pila”. Non mi piace rivolgermi a chi è passato oltre, ma per te lo faccio: Aldo, ci manchi».
Gae Valle
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