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Aperta la casa per accogliere gli uomini senza dimora

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La casa di accoglienza per uomini si trova alla canonica di Briga

A Briga è stata inaugurata la casa di accoglienza per uomini senza fissa dimora “Don Primo Mazzolari”. L’ha promossa l’associazione Mamre di Borgomanero con il sostegno della Parrocchia, della Fondazione della comunità del Novarese e del Comune. Ha trovato posto all’ultimo piano della canonica. Al momento ospita cinque persone, ma già entro la fine della prossima settimana ne arriveranno altre due. Nel corso della giornata alcuni di loro sono impegnati in attività di volontariato. «Agli ospiti – ha evidenziato il presidente del Consorzio intercomunale per la socioassistenza Sergio Vercelli – compete la pulizia dei locali. Sempre dalle 18 alle 21 è presente un volontario, e lo stesso succede in alcune notti della settimana». La targa, realizzata dall’artista Annita Nisida Giannieri, è stata scoperta davanti al sindaco Chiara Barbieri, al comandante della stazione di Gozzano dei carabinieri maresciallo Gianluigi Penariol e all’arciprete don Giovanni Antoniazzi. A loro il grazie del presidente di Mamre onlus Mario Metti esteso, fra i tanti, al presidente di Fcn dottor Cesare Ponti, al vice professor Davide Maggi e al segretario generale dottor Gianluca Vacchini, alla responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Briga ingegner Maria Luisa Bacchetta e al geometra Marco Zanetta. «Questa casa – ha sottolineato proprio Metti – non è un pallino della nostra associazione, ma è qualcosa che appartiene alla comunità. Si può sostenere questo progetto in tanti modi: dal portare una borsa della spesa al donare qualche ora di volontariato. Ma ci farà un immenso piacere se le persone verranno qui anche solo per bere un caffè, per scambiare due parole».

Il primo momento della cerimonia è stata la messa celebrata nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. All’omelia don Antoniazzi ha evidenziato: «Tante volte ci sentiamo fragili e la nostra fede non appare forte. Sono i momenti in cui dobbiamo accettare di farci aiutare dagli altri pregando insieme». Dopo la comunione, è intervenuto Vercelli che ha esordito affermando che «nell’immaginario collettivo i clochard si trovano solo nelle grandi città; invece di persone senza un tetto sotto cui dormire ce ne sono anche nel nostro territorio. È una storia che tocca direttamente tutti noi come abbiamo compreso alla fine del 2014 quando abbiamo conosciuto degli uomini in queste condizioni. Inizialmente sono stati accolti a casa “Piccolo Bartolomeo”, poi nell’appartamento di via Matteotti sempre a Borgomanero. Il Vangelo c’insegna a non giudicare e a rispettare la dignità di ciascun individuo. E non aiutare questi uomini a ripartire, non fare niente per loro, voleva dire diventare complici di chi non s’accorge della sofferenza dei fratelli». E Metti, da parte sua, ha definito «profetico» il gesto di don Giovanni «di aprire le porte della sua casa per dare vita a questo progetto di solidarietà che abbiamo voluto dedicare a don Mazzolari, ispiratore di figure come il priore di Barbiana don Lorenzo Milani, il sindaco-santo di Firenze Giorgio La Pira e padre Ernesto Balducci. Di don Primo voglio ricordare una bellissima frase: “La carità non ha confini”».

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