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Borgosesia, i primi 116 anni dell’Osteria del Moro

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Era il 25 gennaio del 1900 quando Riccardo Castaldi  – nonno e omonimo del papà degli odierni titolari – alzò per la prima volta la saracinesca del locale

Un salto nel passato, agli inizi del secolo scorso, per celebrare in modo originale i primi cento anni di attività e le quattro generazioni che si sono susseguite nella gestione. A proporlo, sabato scorso, i titolari dell’Osteria del Moro di piazza Parrocchiale che per l’occasione hanno letteralmente indossato “i panni” degli avi.

Era il 25 gennaio del 1900 quando Riccardo Castaldi  – nonno e omonimo del papà degli odierni titolari – alzò per la prima volta la saracinesca del locale. Il “Moro”, così era chiamato, era affiancato dalle figlie Irma ed Emma: furono loro, eternamente signorine, a gestire il locale fino al 1982 anno in cui subentrò il nipote Riccardo coadiuvato dalla moglie Rita Guglielminetti, genitori degli attuali titolari, Chiara e Simone.

“Dai racconti che ci sono stati fatti il ‘Moro’ era il luogo di ritrovo per gli uomini di Borgosesia – spiegano Chiara e Simone -. Allora non c’era possibilità di scelta per le consumazioni, solo vino rosso oppure bianco, chiaramente sfusi. L’osteria era una seconda casa, un luogo dove trascorrere qualche ora in compagnia. Le zie abitavano al piano superiore, dove oggi si trovano la cucina e il ristorante, e spesso la sera nemmeno chiudevano: lo facevano gli ultimi clienti quando lasciavano il locale”.

Al “Moro” però non ci si andava solo per il bicchiere di vino: “i dipendenti della Manifattura – proseguono Chiara e Simone -, ci venivano a scaldare la “schiscetta” nel pentolone di acqua calda che le zie tenevano sempre a disposizione”.

Con l’arrivo di Chiara e Simone l’osteria del Moro ha subito una trasformazione: “è arrivato anche il ristorante – ricorda Chiara -: fino ad allora venivano serviti panini imbottiti e taglieri di affettati e formaggi. Con mio fratello abbiamo deciso di ampliare l’offerta aprendo il piano superiore ai clienti”. Pochi posti e un ambiente informale che unisce rispetto per la tradizione e lo spirito della modernità.

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