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Borgosesia ospiti il “Pride degli esclusi” | La lettera

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Borgosesia ospiti un evento in chiesa con senza fissa dimora, migranti, vittime di violenza e sfruttamento, disoccupati, etc. E’ la proposta di un lettore

«Borgosesia ospiti un “pride indoor”, si dimostrerebbe comunità accogliente»

Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni di un lettore

«Mi capita spesso di parlare con volontari di Arcigay Rainbow Valsesia-Vercelli, i quali fanno un lavoro encomiabile in difesa dei diritti delle persone omosessuali, sia in senso culturale che pratico, come la richiesta di una legge contro gli atti omofobici. La “notizia del giorno” è che nell’ultimo sabato di maggio si svolgerà a Novara il cosiddetto “Gay pride”, una manifestazione festosa per le vie cittadine che vedrà la partecipazione anche di simpatizzanti eterosessuali di tutte le età. Tali cortei vedono solitamente la presenza di varie associazioni che in questo modo vogliono dare testimonianza e vicinanza alla finalità di cui sopra. Un invito a partecipare è quindi già rivolto a tutti, singoli e gruppi del territorio. Spostando l’attenzione su un versante spirituale sappiamo la posizione tenuta su questo tema dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese evangeliche e sull’esistenza di numerosi gruppi di cristiani Lgbt. Questo è il preludio per una mia visione più ampia che sfocerebbe in un “Pride dell’inclusione” all’interno di un luogo di culto e allargando il ventaglio delle situazioni di disagio. Oltre agli omosessuali affiancherei i detenuti ristretti nelle carceri, i senza fissa dimora, i migranti, le vittime di violenza e sfruttamento, i disoccupati… Il termine “pride” significa orgoglio: in questo caso sarebbe quello di appartenere a una comunità accogliente e di qualunque fede. Tanto per fare un esempio: le sei cappelle laterali della chiesa parrocchiale Santi Pietro e Paolo di Borgosesia potrebbero fungere da stazioni-simbolo, tappe ideali di questo mini-pellegrinaggio (aperto a tutti) in cui soffermarsi per una meditazione guidata, canti proposti magari da un gruppo di giovani, e una serie di testimonianze. Forse mi si accuserà di eccessiva creatività, e comunque un simile evento necessita di una certa organizzazione. I parroci sarebbero d’accordo? In alternativa si potrebbe pensare a un percorso che tocchi le chiese (ormai chiuse) delle frazioni alte della città , cosa che forse favorirebbe un certo turismo religioso. Spero di poter assistere quindi a un “pride indoor” o “on the road”».

Mauro Paolotti

 

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