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Borgosesiana va in Turchia e fa nascere il piccolo Sergio Mattarella

La 52enne Simona Bissoli racconta la sua esperienza di due settimane in un campo di soccorso allestito nella zona di Antiochia

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Simona Bissoli infermiera missione turchia

Borgosesiana va in Turchia e fa nascere il piccolo Sergio Mattarella. Simona Bissoli, classe 1970, infermiera professionale ha fatto parte del gruppo di maxi emergenza della Regione Piemonte.

Borgosesiana va in Turchia e aiuta i terremotati

La donna, che lavora al pronto soccorso di Borgosesia, ha dato il suo contributo, dal 4 al 18 marzo, nella sala operatoria dell’ospedale da campo realizzato dalla Regione Piemonte. Un’esperienza umana e professionale che l’ha portata a toccare con mano la realtà drammatica del dopo-sisma, ma anche a vivere alcuni momenti di gioia, come la nascita di diversi bambini. Tra l’altro, i genitori di uno di questi bimbi hanno chiamato il proprio figlio Sergio Mattarella in onore dell’Italia che ha aiutato il popolo turco in questa emergenza.
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Il racconto della vicenda

«Può sembrare strano – spiega Bissoli – dare un nome così particolare. Ero nella sala parto il 16 marzo. In un contesto di dolore, una nascita è come una luce. I genitori hanno voluto rendere omaggio all’Italia, a quello che ha fatto in questo dramma dove le persone hanno perso tutto. È stato un momento davvero emozionante».

Una vera missione

Simona Bissoli è partita nel secondo turno di missione, con personale sanitario e volontari della Protezione civile regionale. L’ospedale è stato poi donato dall’Italia alla Turchia e sarà seguito da sanitari del posto.

Qual è la situazione

«L’ospedale da campo – continua la donna – è stato realizzato in un’area sportiva nelle vicinanze dell’ex ospedale di Antiochia, che è andato completamente distrutto dal terremoto, come l’intera città. Per me era la prima missione di questo tipo. Ho seguito un corso e poi siamo partiti con il team leader dottor Nicola Tommasoni. C’è stata molta collaborazione tra di noi e sono stati fatti interventi ordinari. Ogni tenda ha la sua destinazione: pronto soccorso, pediatria e i diversi reparti. L’affluenza era notevole, io avendo avuto esperienza in sala operatoria ho lavorato lì. È stata un’esperienza che ricorderò: le emozioni belle e anche quelle tristi perché negli occhi delle persone si leggeva il loro dramma, le loro perdite, il loro timore del futuro. Ma ho anche visto tanta solidarietà. C’è chi ha fatto mille chilometri in Turchia per offrire del caffè nel suo bar improvvisato e chi c’era per dare una mano. A tenerci compagnia fuori dall’ospedale anche un cane che abbiamo chiamato Maxi, come la nostra missione».

Il dramma del terremoto

La borgosesiana ha anche avuto modo di vedere la distruzione portata dal terremoto, le macerie, il nulla che è rimasto di paesi rasi al suolo dalle scosse.

«Non avevamo riposo – spiega Bissoli –. Eravamo lì per lavorare, ma siamo riusciti a vedere alcune zone e la situazione è disastrosa. Le immagini in televisione non rendono l’idea del dramma. Noi ci trovavamo a cinque chilometri da Antiochia dove non c’è più nulla in piedi. Ho conosciuto una famiglia che aveva un ristorante che non c’è più così come la casa dove vivevano. Ho sentito anche una scossa di terremoto e mi sono seduta sulla mia branda pensando a quello che potevano aver vissuto queste persone».

Tornare al lavoro e a casa

Bossoli, dopo la missione, è rientrata nella sua casa di Borgosesia e ha ripreso il lavoro di sempre. «Questa esperienza me la porterò dentro. – conclude la donna –. So di non avere fatto chissà cosa, ma quel poco può bastare, è un’opportunità per chi ha perso tutto. Ho anche imparato a fare sculture con i palloncini e il sorriso dei bambini me lo ricorderò. Donare l’ospedale da campo, con quello che rappresenta, è stato un gesto significativo e, in quel momento, mi sono sentita orgogliosa di essere italiana».

 

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