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Cava di Sostegno, il Tar boccia la procedura: e a pagare sono i cittadini

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All’Unione montana costa più di 5mila euro la difesa di una pratica del Suap

L’Unione montana del Biellese orientale ha dovuto sborsare più di 5mila euro per il ricorso sulla cava di Asei a Sostegno davanti al Tar. Era stato il Suap (sportello unico attività produttive, servizio che fa appunto capo all’Unione) a dare il via libera al progetto della cava di Asei senza richiedere che venisse sottoposto alla dichiarazione di Via (valutazione impatto ambientale). Si tratta di una pratica risalente al 2012. Il Suap è lo strumento mediante il quale gli enti associati assicurano l’unicità di conduzione, la semplificazione e la digitalizzazione di tutti i procedimenti che abbiano ad oggetto l’esercizio di attività produttive e quelli relativi alle azioni di localizzazione, realizzazione trasformazione, ristrutturazione o riconversione, ampliamento delle attività.

Ma contro la pratica Suap relativa alla cava di Asei a Sostegno due anni fa era stato presentato ricorso, e l’allora Comunità montana aveva deciso di costituirsi in giudizio per far valere il proprio atto. La sentenza del Tar Piemonte del 2016 ha però accolto il ricorso presentato da alcuni cittadini di Sostegno contro il progetto annullando il provvedimento emesso all’epoca dall’ex Comunità montana, ma ha condannato l’amministrazione al pagamento delle spese di giudizio che ammontano a poco più di 5mila euro (5027 per l’esattezza). E adesso la nuova Unione montana è stata costretta a tirare fuori i soldi per pagare la causa: soldi pubblici.

Ora il progetto è stato ripresentato dalla ditta proponente e la Provincia di Biella è chiamata a esprimersi sulla valutazione di impatto ambientale dell’opera.

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