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Consorzio rifiuti: nessun pericolo dalla discarica di Ghemme

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Consorzio rifiuti: lo studio epidemiologico sulla discarica di Ghemme non rivela dati allarmanti.

Consorzio rifiuti, lo studio

La discarica Solaria di Ghemme non presenta gravi rischi per la salute dei cittadini. E’ quanto emerso dallo studio epidemiologico commissionato dal Consorzio Medio Novarese. Nella relazione si parla di una situazione essenzialmente sotto controllo, che esclude elementi che possano creare allarme. Lo studio è stato condotto non solo sui 19 ettari della zona dell’impianto, ma su tutta l’area confinante, pari a 200 ettari. Le preoccupazioni sugli aspetti ambientali e sanitari del sito dismesso erano emerse lo scorso anno, in particolare dopo che era andato in onda un servizio nel programma “Le Iene” su Italia 1. Durante la trasmissione si era parlato di una relazione dell’Arpa nella quale era evidenziato un eccesso di cloruro di vinile, oltre allo sversamento di percolato nel torrente Strego. Il consigliere regionale 5 Stelle, Gianpaolo Andrissi, aveva invece presentato studi epidemiologici «che mostrano un aumento di mortalità per leucemia». Dall’ultima indagine invece non è risultato alcun travaso dalla discarica, mentre i controlli e la manutenzione, viene sottolineato, sono proseguiti con regolarità anche durante il lockdown.

La chiusura

Il Comune di Ghemme intanto ha chiesto all’assessore regionale all’ambiente Matteo Marnati di incaricare un commissario che si occupi della discarica, e soprattutto di chiuderla e metterla in sicurezza. Ghemme chiede un mandato anche per l’esame dell’area, per delineare gli interventi che si renderanno necessari. Da quattro anni non è più possibile conferire materiale alla “Solaria”, tuttavia finché non verrà chiusa definitivamente sarà sempre motivo di preoccupazione. Per farlo occorre un intervento di di copertura delle tre vasche con una serie di materiali adeguati; a questo va aggiunto un periodo di trent’anni, durante i quali la zona dovrà essere tenuta sotto controllo per evitare perdite di liquidi o di gas. La bonifica verrà a costare almeno sei-otto milioni di euro nella prima fase e poco meno di un milione l’anno nella seconda (di 30 anni).

I costi

Una spesa astronomica, che i 51 Comuni del Consorzio non si voglio accollare. Daneco, che gestiva l’impianto a cui la Provincia ha revocato l’autorizzazione, naviga in pessime acque finanziarie, quindi è impensabile il suo intervento. L’impianto era stato anche posto sotto sequestro dalla Forestale per irregolarità nei lavori della seconda vasca. La Provincia nel 2016 aveva attribuito il compito di risanare la questione al Consorzio, che però aveva sostenuto che non era di propria competenza, ricorrendo al Tar. L’anno scorso il Tribunale amministrativo del Piemonte aveva respinto il ricorso, ma il Consiglio di Stato ha successivamente accolto la richiesta del Consorzio, sospendendo l’esecutività della sentenza e rimandando la trattazione agli inizia del 2021.

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