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Da Portula all’India per un anno di studio: l’avventura di Clara

Il racconto della studentessa valsesserina. Per lei una esperienza lunga dieci mesi e ricca di ricordi

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Da Portula all’India per un anno di studio: l’avventura di Clara.  Clara Garofletti, 18 anni fra poche settimane, di frazione Galfione è la protagonista della particolare esperienza di vita.

Da Portula all’India per un anno di studio: l’avventura di Clara

La giovane, che frequenta il liceo scientifico di Cossato, è partita il 14 luglio dello scorso anno, con l’agenzia Intercultura. Un viaggio che l’ha portata in una realtà diversa dove ha trascorso 10 mesi studiando e vivendo in una famiglia locale a Vadodara nel Gujarat.

«È stata davvero un’esperienza – racconta Garofletti – formativa, interessante, che mi ha dato modo di conoscere un’altra cultura, le lingue, che mi ha insegnato moltissimo. Mi sento molto cambiata e ho cambiato il mio modo di vedere le cose».
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La giovane portulese in India ha frequentato la classe quarta, approfondendo l’inglese e conoscendo altre materie. «Il sistema scolastico è diverso – continua la ragazza – andavo a scuola anche al sabato. All’inizio in una scuola con me c’erano altre due ragazze una italiana e l’altra francese. Poi ho frequentato solo con le studentesse indiane. Andavo a scuola a piedi. Ho anche assistito a lezioni di lingua hindi, un corso per imparare a suonare il tabla, lo strumento a percussione tipico. Ho poi partecipato a corsi di arte Rangoli, per imparare a creare disegni sul pavimento con la sabbia. È stato tutto coinvolgente e interessante. Un modo per avvicinarmi alla cultura indiana».

Ospite in famiglia

Clara ha avuto modo di condividere la vita quotidiana nella famiglia ospitante. «Ho fatto amicizia con Vedika, che ha 16 anni e che è stata una sorella. Alla sera si usciva con gli amici, ma non fino a tardi. Sono anche riuscita a visitare con l’agenzia Intercultura alcune città. Ho visto Amritsar, la città al confine con il Pakistan, il Taj Mahal, un monumento imponente tanto da dare i brividi. Ho viaggiato anche con la famiglia e sono anche stata nel parco nazionale di Ranthambore nel Rajasthan facendo un safari».

Ma Garofletti ha avuto modo di conoscere soprattutto l’ospitalità indiana, i colori, i costumi. «La gente indiana – conclude Garofletti – è molto ospitale con gli stranieri. La loro frase è: “trattiamo gli ospiti come se fossero degli dei”, ed è proprio così. Ti rispettano molto, hanno la cultura del cibo che ti offrono come un regalo. Chiaramente essendo in tanti le città sono caotiche, strade piene con molto inquinamento. Ma questo aspetto non l’ho vissuto in modo negativo. Le persone poi organizzano tanti festival pieni di colori, con i loro bellissimi costumi tradizionali. Per loro la musica è importante, perché unisce. Quando sono tornata rivedere la mia famiglia è stato bello, ma sono di nuovo stata catapultata in una realtà diversa. Cosa farò da grande? Frequenterò la quinta e poi mi piacerebbe studiare psicologia forense e poi viaggiare. E’ un modo per conoscere il mondo e anche se stessi».

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