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Daniele Baglione, sindaco di Gattinara da dieci anni. L’impegno partito dalle stragi di mafia

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Daniele Baglione, sindaco di Gattinara: «Stragi di mafia e Tangentopoli: a 13 anni ho deciso il mio impegno».

Daniele Baglione, sindaco di Gattinara da dieci anni

Il 16 maggio 2011 Gattinara sceglieva Daniele Baglione come sindaco. La città arrivava dall’amministrazione di Carlo Riva Vercellotti e la vittoria del gruppo di Baglione, lista civica ispirata alla Lega, rappresentava una svolta nel panorama politico della città, con nuovi protagonisti, molti dei quali alla prima esperienza amministrativa. A partire dallo stesso Baglione, allora 32enne.

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Baglione, da dove è arrivata la voglia di fare il sindaco di Gattinara?

Da lontano. Nel 1992 c’erano state le stragi mafiose di Capaci e di via D’Amelio, dove persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Negli stessi anni a Milano era scoppiata Tangentopoli, indagine che aveva fatto emergere la diffusa collusione tra politica e imprenditorialità nel nostro Paese. Avevo 13 anni quando decisi che da grande avrei fatto qualcosa per impedire che tutto ciò si ripetesse. Così, terminata la maturità, ho conseguito una laurea in giurisprudenza e seguito il percorso per l’avvocatura. Poi ho deciso di candidarmi a sindaco. Se avessi voluto modificare la realtà, far vincere il bene sul male, occorreva un impegno sul territorio, bisognava rimodellare la società. Il modo migliore, dal mio punto di vista, era quello di fare il sindaco.

Dopo due mandati non può ricandidarsi e la possibilità di mantenere questa carica è legata al progetto di fusione con Lenta. Se non dovesse essere riconfermato cosa farà?

Sono sempre un avvocato. Ma quando si inizia un percorso di questo tipo, si tende comunque a continuare a dare il proprio contributo alla società. Farei qualcosa dedicato al miglioramento della realtà in cui vivo. Non mi pongo limiti, non mi precludo alcun tipo di strada.

Perché scegliere come partito di riferimento la Lega?

Mi sono candidato con liste civiche, ma sulla scelta dell’orientamento è stato determinate l’esempio di Gianluca Buonanno, che ha rivoluzionato il modo di fare il sindaco in Italia. Buonanno era una persona innovativa, arrivando prima di altri alla comunicazione diretta con i cittadini. Il suo numero di telefono era pubblico, così come lo è il mio. Mi riconosco comunque nel centro-destra, un’area politica che ha dimostrato, ancora recentemente con le vicende legate alla pandemia, la vicinanza alle persone e ai loro bisogni, dagli ultimi fino agli imprenditori. Ci sono partiti che hanno illuso gli elettori per poi abbandonarli a se stessi, altri che vivono sulla luna. E poi ci sono partiti che, al di là di tutto, in primo luogo ascoltano la gente.

Quale è stata la soddisfazione più grande di questi anni?

Mah… ci sono state tantissime cose, tanti progetti realizzati, l’ultimo dei quali è la rinnovata piazza Paolotti. È bello vedere rifiorire la mia città. E poi ci sono i progetti sociali, come “Ti prendo per mano”, c’è la soddisfazione di aver aiutato tante persone grazie al contributo di tutta la comunità. È bello sapere che a Gattinara chi ha bisogno non ha paura di chiedere e non c’è paura di dare.

Quali invece i momenti negativi?

A volte bisogna prendere delle decisioni difficili, che magari sul momento non sono comprese, ma che vanno nella direzione del bene collettivo. Ecco, in quei momenti si è soli… È difficile. Poi però, se quell’indirizzo viene confermato, c’è una grande soddisfazione. Ho imparato anche che occorre accettare le critiche. Quando ho scelto di candidarmi, chi mi voleva bene mi ha altamente sconsigliato di farlo. Le stesse persone oggi mi dicono la stessa cosa, ma sanno che amo fare quello che sto facendo.

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