Attualità
«Di Elio ricordo quel suo sorriso il giorno in cui uscì dal coma»
Commosso ricordo del sindacalista Bertoli da parte dell’amico Ferruccio Baravelli
E’ stato celebrato venerdì scorso il funerale di Elio Bertoli, sindacalista della Cisl per anni reggente della sede di Borgosesia. Ne traccia un ricordo l’amico Ferruccio Baravelli: «Nei primi giorni freddi di questo autunno ricevo un messaggio che è stato come ricevere una secchiata di acqua gelata, qualcosa che proprio non mi aspettavo. Il messaggio diceva semplicemente “è morto Elio Bertoli”. Tanto semplice quanto incredibile, e la seconda secchiata arriva quando telefono a Daniela, la moglie, che me lo conferma. Era da dicembre che non vedevo Elio, ma nulla mi faceva presagire questo. “E’ mancato nel sonno” mi dice Daniela a volermi consolare e forse questo mi consola un poco, pensando a quanto aveva già sofferto per l’aneurisma che lo aveva costretto su una sedia a rotelle.
Come mettere il guinzaglio di un metro a un leone, così l’ho sempre vista la sua pena. In tutta questa sofferenza una sola ma grande fortuna per Elio: avere incontrato una donna meravigliosa come Daniela che per me è un esempio di dedizione e amore che ha pochi paragoni. Spesso raccontavo a Daniela di un mio sogno ricorrente, dove io ed Elio eravamo insieme, in via Giordano alla Cisl come negli anni ‘80, perché lui era ritornato dopo quella brutta malattia e avevamo ripreso insieme a lavorare per il sindacato.
La terza secchiata invece me la tiro da solo, quando racconto a Daniela che da un bel po’ non facevo più quel sogno, ma che lo avevo nuovamente fatto e ricordavo anche dei particolari, la notte prima di quella in cui è morto. Daniela mi risponde: “Certo, perché è venuto a salutarti”, ed ecco un brivido lungo la schiena. Quando dico che mi ricorderò di Elio per sempre non recito una frase di circostanza, perché ero un operaio metalmeccanico con la terza media, quando Elio mi ha preso al suo fianco in Cisl e mi ha insegnato veramente tutto. Farà ridere, ma mi ha insegnato persino a farmi la barba.
Scherzi a parte ancora oggi quando scrivo una lettera, quando parlo in pubblico, quando scrivo un articolo, quando devo organizzare qualcosa o compongo un volantino, persino quando devo fascicolare le fotocopie, ricordo quello che mi ha insegnato. Elio correggeva i miei scritti con la biro rossa, da buon ex maestro. Un maestro paziente, che si rivolgeva a me con grande sensibilità, conoscendo il mio carattere permaloso. Ricordo tanti episodi che ci ha visti insieme, in assemblee di fabbrica infuocate a tutte le ore del giorno e della notte. Nelle serate passate in ufficio a lavorare insieme, nelle trattative quando con complicità io dovevo recitare la parte dell’intransigente e lui trovava la soluzione diplomatica che accontentava tutti.
Se non si fosse ammalato, forse mi avrebbe convinto a non abbandonare la carriera sindacale. Era l’unico che poteva riuscirci, ma non lo sapremo mai. Ricordo di quando, scherzosamente ma non troppo, mi diceva che fece il volo con Che Guevara, perché Elio andò come seminarista salesiano a insegnare nei villaggi della Bolivia, proprio nello stesso periodo in cui anche il rivoluzionario si trasferì. Ripenso con tenerezza alla sua vicinanza quando morì mio padre.
Infine rammento di quando riprese conoscenza dopo il coma e vedendomi dimostrò di avermi riconosciuto con un grosso sorriso. E io piansi come un bambino senza provare vergogna. Non era solo un rapporto di lavoro il nostro, c’era qualcosa di più. Era credere negli stessi ideali e sostenerli grazie a una amicizia forte e leale, sempre con reciproco sostegno. Ecco perché ti ricorderò per sempre caro Elio, almeno sino a quando scriverò, fino a quando parlerò anche pubblicamente delle cose in cui credo e persino ogni volta che mi farò la barba».
Ferruccio Baravelli
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