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Ghemme piange Silvio Popov: esule russo, era sposato da ben 67 anni

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Ghemme piange Silvio Popov: la sua curiosa storia affonda le radici in Ucraina.

Ghemme piange Silvio

Si è spento a 92 anni, lasciando la sua Maria Piera dopo una vita trascorsa insieme. E’ mancato nei giorni scorsi Silvio Popov, ghemmese d’adozione ma russo di nascita. «La storia di mio suocero – afferma la nuora Ursula Massarotti – si intreccia con quella di un soldato ghemmese, Gino Sebastiani». Nel periodo della seconda guerra mondiale, Popov aveva 15 anni quando è arrivato in paese. La sua storia insieme ad altre, è stata raccolta da Mauro Imazio Agabio, storico ghemmese, qualche anno fa sul libro “Zibaldone di storia e di vita d’altri tempi”. Popov era sposato con Maria Piera Quercioli: hanno festeggiato l’anno scorso i 67 anni di matrimonio, traguardo celebrato a Ghemme. Dall’unione nacquero Paolo e Ugliana. L’uomo era in casa di riposo ed è spirato all’improvviso. E’ morto il 6 gennaio, giorno dell’Epifania cattolica e del Natale russo.

La nascita

A metà del 1927 nasceva a Tshebelinka in Urss (Repubblica di Ucraina), Vassilij Pavlovich Popov, che perse madre e sorella durante la seconda guerra mondiale, mentre il padre era mancato tempo prima. Fu aiutato ad raggiungere Ghemme da un biglietto, che Popov ha conservato gelosamente, in cui Sebastiani aveva scritto: «Cara mamma ti prego di tenere questo bambino come tuo figlio, gli avevo promesso di portarlo a casa nostra , mi è stato impedito. Quando tornerò lo vedrò bello e in gamba. Tuo affezionato figlio Gino».

La sua famiglia

«Era un bel giovane, biondo con gli occhi azzurri – ricorda la nuora – a diciotto anni entrò a far parte della squadra di calcio del paese, era ormai integrato nella famiglia Sebastiani, con tre sorelle e due fratelli acquisiti con i quali andava molto d’accordo. I Sebastiani gli trasmisero i precetti della religione cattolica. Mio suocero lavorava in Fiat a Torino come interprete, poiché madrelingua russo, fino alla pensione, a 55 anni. Nel tempo libero si dedicava alla vigna, era molto legato al suo hobby, tant’è che lo si vedeva passare per il paese in direzione “Baraggiola”, con il suo apecar. Aveva un carattere forte, era dedito alla famiglia, infatti aveva costruito una casa da solo, per il figlio e la nuora e adorava i suoi nipoti ghemmesi, che portano il suo cognome e le pronipoti che abitano a Torino».

In Ucraina

Popov aveva instaurato un buon rapporto anche con i parenti russi: aveva riallacciato i rapporti con i suoi discendenti. «Abbiamo fatto uno splendido viaggio otto anni fa, al quale hanno partecipato anche i nipoti ricorda la nuora, da Ghemme a Tshebelinka, paese d’origine di mio suocero, in cui si parla solo il russo. Le strade sono poco asfaltate e le case ricordano quelle italiane del dopoguerra».

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