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Ghemme si mobilita per salvare la chiesetta di San Rocco

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Raccolti con le offerte quasi 26mila euro

Edificata dopo la peste del 1630, in cui morirono quasi 300 persone, la chiesa di San Rocco è un luogo di culto molto caro ai ghemmesi. Ed è proprio grazie alla generosità della popolazione che è possibile contare oggi su quasi 26mila euro per le opere di restauro.

L’intervento è diventato indispensabile, dopo che da qualche anno alla sinistra all’altare è comparsa un crepa, mentre altre più piccole sono presenti in altri punti. Per questo di recente è stato deciso di usare la cifra raccolta negli anni con le offerte per le candele e il pane benedetto, per realizzare un progetto che prevede la messa in sicurezza della struttura, il rifacimento dell’impianto di illuminazione, il restauro della parte lignea dell’altare e della porta d’ingresso.  Il “piano” di recupero della chiesa, che si affaccia su piazza Castello, è stato inoltrato alla Soprintendenza alle belle arti dal Comune, che è proprietario della chiesa. Da sempre, però, a occuparsene sono gli “amici di San Rocco”, un gruppo di devoti che da qualche anno è diventato un vero e proprio comitato, presieduto da Rosa Angela Camaschella:

«I ghemmesi sono da sempre molto generosi verso la chiesa di San Rocco – spiega – e certamente vanno ringraziati tutti coloro che hanno contribuito, nella speranza di poter effettuare il progetto. Ovviamente la cosa più importante è la stabilità dell’edificio, messa a dura a prova dalle infiltrazioni d’acqua, visto che nella parte sottostante scorre la roggia Canturina. Siamo in attesa del parere della Soprintendenza, necessario per poter iniziare i lavori, e naturalmente speriamo di raccogliere altri fondi per poi proseguire anche con gli altri interventi».

All’interno della chiesa si trovano anche alcuni preziosi affreschi, una tela del pittore valsesiano Giovanni Battista Perracino, mentre nella sacrestia c’è anche un tronetto processionale disegnato da Alessandro Antonelli nel 1860 e scolpito da Francesco Sella, grazie a una donazione del benefattore ghemmese Francesco Stoppani, che lasciò anche 1500 lire per la costruzione dello scurolo della Beata Panacea.

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