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“Il Foglio” spara: «Undicimila israeliani pensano di trasferirsi in Valsesia»

Poi la marcia indietro: in realtà al momento ci sono una trentina di famiglie.

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“Il Foglio” spara: «Undicimila israeliani pensano di trasferirsi in Valsesia». Poi la marcia indietro: in realtà al momento ci sono una trentina di famiglie.

“Il Foglio” spara: «Undicimila israeliani pensano di trasferirsi in Valsesia»

“Undicimila israeliani stanno cullando l’idea di trasferirsi in Valsesia”. Così titolava un articolo uscito venerdì online su “Il Foglio”: un ampio servizio al nuovo caso di immigrazione che sta interessando la Valsesia. Con numeri decisamente spropositati, tant’è che i commenti sui social si sono subito notati.

Poco dopo però il quotidiano ha corretto il tiro, titolando “Così gli ebrei ripopolano la Valsesia”, decisamente più cauto. Ma all’interno si parla ancora di undicimila potenziali nuovi arrivi. Si parla dell’associazione “Baita”, che coordina in zona gli arrivi di cittadini israeliani. Con numerose famiglie che sono arrivate e hanno già preso casa, soprattutto in alta valle. Ma certamente non undicimila, né oggi, né domani e nemmeno in un prossimo futuro.
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Il lavoro dell’associazione “Baita”

L’articolo sul quotidiano nazionale ha comunque aperto un dibattito sui social e l’arrivo di israeliani in Valsesia è visto in modo positivo come confermano i tanti messaggi che si possono leggere. Già qualche giorno prima Ugo Luzzati aveva voluto chiarire il ruolo della associazione “Baita”. Luzzati ha vissuto a lungo a Genova, per poi emigrare in Israele. Nel 2019 decise con la famiglia di comprare una casa in Italia scoprendo la Valsesia un po’ per caso.

Nel 2022 nacque l’idea di proporre agli israeliani che si trasferivano per ovvie ragioni dalle loro terre la Valsesia come meta. E così nacque l’associazione “Baita”. «In ebraico “bait” significa casa, “habaita” significa verso casa. L’idea era di mettere in piedi un’organizzazione che aiutasse chi si sarebbe trasferito a vivere in Valsesia».

Tanti arrivi dopo il 7 ottobre

Poi la svolta a causa della guerra con Hamas: «Nel giro di due giorni nel cortile della nostra sede a Varallo si trovarono più di 30 famiglie». E da quel momento l’associazione Baita ha avuto un ruolo fondamentale.

Ma i numeri? «Oggi ci sono 29 famiglie che abitano qui fisse. Ci sono 59 bambini inseriti nelle scuole di ogni grado tra Varallo, Borgosesia, Cravagliana, Civiasco, Balmuccia e Scopello. Circa le motivazioni di coloro che vengono a vivere in Valsesia, posso dire che è tutta gente desiderosa di vivere in una società tranquilla, non violenta, lontano dalla guerra, dai giornalieri atti di terrorismo».

E a chi è preoccupato che arrivino troppi stranieri a Varallo, «assicuro che se ci saranno nuove famiglie interessate a trasferirsi consiglieremo loro di considerare la zona di Borgosesia, Valsessera, e le valli Sermenza e Mastallone…»

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