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Il mondo dell’alpinismo piange Irma Vigna: nata a Coggiola, aveva 90 anni

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Il mondo dell'alpinismo piange Irma Vigna: nata a Coggiola, aveva 90 anni

Il mondo dell’alpinismo piange Irma Vigna: nel 1960 salì sul Rosa con altre 112 donne in un evento indimenticabile.

Il mondo dell’alpinismo piange Irma Vigna

Il suo nome è inciso nella storia dell’alpinismo: è stata infatti l’indimenticata capocordata dell’evento 113 donne sul Monte Rosa nel 1960. Irma Vigna all’epoca era una giovane rammendatrice di 28 anni. Si è spenta sabato 27 novembre a Biella all’età di 90 anni, città in un cui viveva. L’amore per la montagna Irma Vigna lo deve alla sua terra d’origine. Era nata e cresciuta a Coggiola. Iniziò a lavorare come rammendatrice, ma ben presto divenne anche una imprenditrice tessile. Visse in frazione Viera, per poi trasferirsi a Lozzolo, qui aprì l’omonimo rammendo. Una attività portata avanti per anni.

L’evento del 1960

Oltre che madre e imprenditrice, Irma Vigna è stata una sportiva sempre legata alla montagna. Nel 1960 prese parte all’evento che vide 113 donne raggiungere la Capanna Margherita. Fu raggiunta da 37 cordate composte, come raccontano i giornali dell’epoca, da «lavoratrici e casalinghe che hanno pagato di tasca propria le non lievi spese dell’impresa». Tra di esse vi erano anche «tre rammendatrici biellesi» capitanate dall’allora ventottenne Irma Vigna di Coggiola.
Nel luglio del 1960 il Cai di Menaggio lanciò il progetto “100 donne sul Rosa”: 113 del gruppo guidato dal giornalista Fulvio Campiotti raggiunsero la capanna Margherita a quota 4554 metri, il rifugio più alto d’Europa. Alcune erano straniere.

Le cronache dell’epoca

Così raccontavano l’impresa i giornali dell’epoca: «Le alpiniste suddivise in 40 cordate di 3 elementi ciascuna, hanno dato l’assalto alla vetta del Monte Rosa, compiendo la parte più impegnativa della scalata, tutta su ghiacciaio, salita resa più impegnativa da una leggera tormenta. Raggiunta, con una marcia di circa sei ore, la punta Gnifetti (metri 4.559) e compiuta una brevissima sosta alla Capanna Margherita, sono ritornate di nuovo alla Capanna Gnifetti dove hanno ricevuto lo speciale distintivo offerto dal Cai di Varallo Sesia». La coggiolese era capocordata, raggiunse prima Punta Gnifetti (4559) e poi la Capanna Regina Margherita trovando fiato e cuore per cantare inni alla montagna, così raccontano le cronache dell’epoca.

La sua famiglia

Le esequie si sono tenute nella chiesa parrocchiale di Lozzolo. Lascia la figlia Simona con il marito Marco Moser e il fratello Nino. La famiglia rivolge un ringraziamento particolare al dottor Nicolò Allorto e alla signora Marystella Rossi e alle sue collaboratrici per la competenza e l’impegno.

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