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La beffa dei rimborsi alluvionali: per danni minori è più la spesa che il guadagno

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Le pratiche per fare domanda sono costose e si rischia di ottenere poche centinaia di euro

La Regione ha aperto i bandi per chiedere i rimborsi  dei danni alluvionali anche ai privati, ma sono parecchi quelli che hanno subito rinunciato a fare domanda. Il motivo? Bisogna tirare fuori un sacco di soldi tra spese tecniche e perizie, non sapendo poi se la richiesta verrà evasa o meno. Per esempio, bisogna portare una perizia asseverata di un tecnico, oltre a fotografie e preventivi. «Purtroppo è un sistema complicato e soprattutto tardivo – ammette il sindaco di Crevacuore Massimo Toso, uno dei Comuni maggiormente colpiti -. Se non si ha un danno importante è meglio lasciare perdere. Da una parte, visto che vengono forniti soldi pubblici è giusto che ci sia un controllo rigido e severo, ma dall’altra parte non si può neppure chiedere ai privati di farsi carico di spese tecniche per poi magari dopo anni vedersi rimborsare qualche centinaio di euro…»

Conviene quindi soltanto a coloro che hanno avuto danni importanti procedere alla richiesta di rimborso. Secondo la delibera approvata dal Consiglio dei Ministri saranno riconosciuti fino all’80 per cento dei danni riportati dagli immobili privati, accertati sulla base di criteri rigorosi, per un massimo di 150mila euro. Il massimo è di 450mila euro invece per le attività produttive, con il riconoscimento fino al 50 per cento dei danni subiti dagli edifici e dell’80 per cento per macchinari e scorte di materie prime.

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