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La Coldiretti Vercelli-Biella contro l’abolizione dei voucher

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«Si tratta di una decisione che provocherà disagi all’agricoltura. Basti pensare alle operazioni stagionali come la vendemmia»

«Una decisione che provocherà disagi all’agricoltura. Anche nelle nostre province, i voucher sono uno strumento importante, soprattutto per alcune operazioni stagionali come la vendemmia, nella zona del Gattinara e del Biellese. Ora è assolutamente necessario trovare una valida alternativa». Questo il commento di Paolo Dellarole, presidente della Coldiretti interprovinciale di Vercelli e Biella, a proposito della decisone del Consiglio dei Ministri di cancellare i voucher anche in agricoltura, dove erano nati, nel 2008, per la vendemmia proprio per le peculiarità dell’offerta di lavoro.

«E non si tratta della sola vendemmia – continua Dellarole -. La cancellazione dei voucher incide su un gran numero di produzioni agricole. L’agricoltura, infatti, è condizionata dagli andamenti climatici sempre più imprevedibili e per diverse attività, quali ad esempio la preparazione dei terreni, delle semine e la raccolta di ortaggi, frutta e uva, ha bisogno di strumenti che tengano conto di queste caratteristiche e che non aggravino le imprese di burocrazia. I voucher hanno indubbiamente aiutato ad avvicinare alla realtà agricola giovani studenti e a mantenere attivi molti pensionati».

La Coldiretti locale invoca un’alternativa: «Occorre, quindi, individuare immediatamente uno strumento ad hoc che sostituisca i voucher e che tenga conto delle specifiche caratteristiche di stagionalità dell’agricoltura come avviene in tutti Paesi dell’Unione Europea. Coi voucher perdiamo uno strumento che ha consentito nel tempo di coniugare gli interessi dell’impresa agricola, per il basso livello di burocrazia, con la domanda di lavoro, oltre a permettere una forma legale di integrazione al reddito» rimarca il presidente Dellarole.

A differenza degli altri settori, l’utilizzo dei voucher in campo agricolo è rimasto stabile negli ultimi anni, con circa 2 milioni di buoni venduti per un totale di 350mila giornate di lavoro.

 

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