Attualità
«Le noci, patrimonio dimenticato della val Mastallone»
Da Cravagliana un appello per tornare a occuparsi dei noci
Sono uno dei prodotti più amati nel periodo invernale, ma forse non tutti sanno che sono state anche un pilastro dell’economia locale: si parla delle noci. Ora Franco Orgiazzi da Cravagliana lancia un appello per riportare alla luce usi e costumi di un tempo. Le piante delle noci sono quasi scomparse per l’incuria e nessuno più le utilizza: sarebbe interessante ricostituire la filiera.
«Le noci come erano utilizzate nell’ottocento e fino agli anni 50 del secolo appena passato vicende di come si viveva nei tempi passati – spiega Orgiazzi -. Le noci negli anni 2000 sono quasi dimenticate. Dovete sapere che a quei tempi le noci erano frutti di grande importanza, sostituiva l’olio di oliva che qui da noi, in montagna era troppo costoso e in tempo di guerra era l’unico grasso, con il burro per condire. A ottobre si incominciava a raccogliere i frutti, si mettevano ad asciugare, si toglieva il mallo, la parte esterna color verde che tingeva le mani marrone scuro, poi si facevano seccare sulla ‘lobbia’ (sul balcone) al tempo della guerra e ancora qualche anno dopo la gente dei nostri paesi si radunava attorno a un tavolo: chi spaccava le noci, chi separava i gherigli dai gusci, si mettevano in sacchetti di tela». Gli usi erano dei più disparati, come ricorda: «Poi, fatti leggermente tostare con una padella di ferro e poi spremute sotto il torchio. Quelle serate si concludevano al suono di una gioiosa fisarmonica in appassionate danze e in tempo di carnevale l’usanza era di mascherarsi e visitare abitazioni con l’obiettivo di non farsi riconoscere. Erano attimi belli e semplici nelle più piccole cose, una parola, un sorriso, qualcosa da ricordare, piccole e grandi sfumature che lasciano un segno».
Ma le noci erano usate anche come medicamento: «Si ricavava un buon olio che serviva in cucina per condire e anche per la medicina tradizionale, quando veniva male a un orecchio, si scaldava un cucchiaio d’olio, si imbeveva un po’ di cotone, si poneva sull’orecchio dolente e dopo un po’ il male passava. Il noce è un albero importante tanto che le foglie, raccolte in primavera, che contengono una sostanza chimica chiamata tanino medicamentoso, si curano i geloni, si fanno i gargarismi per mal di gola, l’estratto di noci un ottimo liquore, lavande come shampoo per i capelli. Poi il legno prezioso, che è molto ricercato per la varietà, per il colore, la lunga durata, si fanno mobili e pezzi d’arredamento molto pregiati». Ora è un patrimonio dimenticato: «Ora purtroppo nella nostra val Mastallone questa preziosa pianta va inesorabilmente scomparendo, causa una totale incuria e abbandono della nostra terra di montagna. È triste constatare che in un mondo dove tecnologia e globalizzazione hanno la meglio, la civiltà montana va scomparendo».
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