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Nelle viscere di Varallo si esplora l’antico acquedotto | LE FOTO
Nelle viscere di Varallo si esplora l’antico acquedotto: «Tante le sorprese».
Nelle viscere di Varallo si esplora l’antico acquedotto
Da tempo i volontari del Gescav (Gruppo esplorazione e studi cavità artificiali Valsesia) contavano di poter esplorare quello che fu il primo acquedotto di Varallo e come spesso avviene le sorprese non sono mancate. Domenica 6 settembre alcuni ricercatori del gruppo speleo urbano, con il permesso della proprietà, sono riusciti a infilarsi nello stretto imbocco che si trova a sud della località Aniceti e a percorrere i suoi 121 metri di lunghezza.
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Tanto stupore
«Dopo avere superato alcune vasche di decantazione – racconta il responsabile del gruppo Danilo Carpani – ci siamo addentrati nel cunicolo che alimenta le vasche. Il nostro stupore è stato che le pareti laterali, su tutta la loro lunghezza, sono state realizzate in sasso squadrato e grezzo di diversa forma e dimensione, ma soprattutto a “secco”. Quindi senza nessun legante in calce o cemento. Ipotizziamo che tale architettura sia stata realizzata da mastri montanari, abituati a realizzare le difficili opere di questo tipo».
Presenza eccezionale di pedarole
«Ma lo stupore più grosso, oltre alla lunghezza dell’opera, è stato quello di incontrare, dopo circa 40 metri di percorso sulle pareti di un pozzo d’ispezione verso la superficie, alcune “pedarole”. Questo tipo di manufatto non è mai stato visto in valle per scendere e salire dai pozzi, perché sempre forniti di scala a pioli o pali in legno incastrati tra le pareti. Il termine pedarola deriva dai fori di manutenzione dei pozzi romani e napoletani e io personalmente, tale architettura l’ho vista solo negli acquedotti e pozzi di manutenzione scavati nel tufo di Roma e Napoli. Infine abbiamo rilevato anche la presenza di una colonia di “gamberetti di grotta” o Nifargidi del tipo Niphargus».
Costruito nel 1888
A parlare delle origini della struttura invece è uno dei proprietari, Arduino Vettorello: «Si tratta di un acquedotto che raccoglie le copiose acque della sorgente Aniceti – racconta -, costruito nel 1888 da Carlo Marchini, impresario edile, commerciante, imprenditore assai attivo, della storica famiglia dei Marchin Verd. L’anno di realizzazione è importante per Varallo: coincide col piano regolatore generale fortemente innovativo della città, firmato dall’ingegner Ivano Cerutti».
Il Comune interviene
«Solo dopo qualche anno il Comune intercettò le sorgenti del Sacro Monte e le convogliò nel primo acquedotto pubblico e solo negli anni Settanta del secolo scorso fu realizzato il pozzo di San Giovanni che attinge le acque della falda profonda del Sesia. La famiglia Marchini esercitò l’acquedotto sino agli anni Sessanta del secolo scorso, poi cedette le utenze al Comune che lo chiuse. Dal 2001 l’opera di presa e la condotta principale è proprietà di Con.Alpha (famiglia Vettorello e Aristide Torri).
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Impiego attuale
«Al momento la conduttura bagna orti e spazi verdi – conclude Vettorello – specie l’orto dell’Istituto comprensivo della città, gestito dalle scuole primarie sotto l’egida dell’associazione Slow Food e del nostro Comune. Quando verrà realizzato il “Parco delle sculture”, in progetto sull’antica roggia Bersana Molinara e che si collegherà alla passeggiata El Raffa, quest’acqua bagnerà e allieterà con fontane la grande area verde in fregio al Mastallone, sino alla confluenza con il Sesia».
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