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Pieraldo Manetta, la sua cucina testimonial della Valsesia. Il ricordo

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La cucina di Pieraldo Manetta ha fatto scoprire la Valsesia e la cultura Walser. Il ricordo degli amici.

Pieraldo Manetta, la sua cucina testimonial della Valsesia

La cucina di Pieraldo Manetta ha fatto scoprire la Valsesia e la cultura Walser. Un ricordo di Marta Dellavedova Maestrini e dei tanti amici che hanno conosciuto il ristoratore stellato di Carcoforo.

Pieraldo Manetta aveva lavorato in Svizzera per tanti anni, poi negli anni ’70 aveva aperto il ristorante e albergo “Valsesia”, che già era un bar di ritrovo per i giovani e i meno giovani, nei pomeriggi di mercante in fiera, e nelle serate di programmi alla TV, la prima del paese portata da Pupi Cantono Dolores, la nostra grande Maestra.

Allora con Renzo Ragozzi in cucina, e con belle ragazze in sala, aveva creato attorno a Carcoforo un grande interesse e un largo giro di persone provenienti anche da lontano per assaggiare ogni volta un piatto diverso, dalla Raclette, alla polenta concia, alla fonduta…

Il suo piatto forte

Al “Valsesia” il piatto forte era “la pietra”: la carne alla pietra, con salsine eccezionali che Pieraldo Manetta inventava. Era ispirata alle sue esperienze in ristoranti alla moda, e usando frutta locale ed erbe dei prati. E poi la famosa coppa di gelato “Manhattan”, gelato artigianale e mirtilli locali buonissimi.

Riportare in voga i vecchi costumi

Come non ricordarlo come propulsore, con Gaudenzio e Sergio Manetta, alla festa degli Scapoli. In quegli anni si era fatto promotore, con Gaudenzio Manetta, della valorizzazione dei costumi del paese, in particolare di ricreare un gruppo “di uomini” che si vestisse in costume, per ben apparire durante le feste religiose e ai raduni. Così aveva organizzato l’acquisto dei tessuti di altissima qualità: quelli di Loro Piana prima e di Reggiani poi, marrone per gli uomini e bordeaux per le donne, come dalle prime immagini dei vecchi costumi.

I raduni in Svizzera e Austria erano uno delle sue passioni ed era stato l’organizzatore e promotore di quelle gite al di là delle Alpi, con il gruppo Costume. Ai vari Walsertreffen e altri raduni e incontri, in quel periodo con la moglie Mariangela, e poi il figlio Alberto.

Un nuovo locale e la stella Michelin

Chiuso il Valsesia, avevano realizzato, curandone tutti i dettagli architettonici, il nuovo ristorante. “Lo Scoiattolo” era diventato un rinomato punto di aggregazione per l’ottima presentazione dei piatti, il bell’ambiente rustico curato, e per la cucina molto curata, e “di evoluzione” dei piatti di montagna, grazie alla sua ricerca continua di nuovi sapori, con le erbe del suo orto o i profumi dei prati.

Fu anche premiato con una stella Michelin per tantissimi anni “Lo Scoiattolo”, un riferimento per la valle e anche per molti villeggianti e cittadini appassionati di cene a tema: la cacciagione, la bourguignonne, le tome, le grappe speciali, i genepy, i suoi ravioli freschi con pasta delicatissima (realizzati a mano), le trote affumicate, le ottime torte e tantissime altre specialità che aveva saputo attualizzare e realizzare nella sua cucina a 1300 metri.

Il suo ristorante “Lo Scoiattolo” fu davvero famosissimo. La fama è ancora viva, vanto e fiore all’occhiello di Carcoforo, della Valsesia, della provincia di Vercelli e del Piemonte tutto. Era anche molto conosciuto in altre regioni, e soprattutto ai tanti amici lombardi.

Marta Dellavedova Maestrini

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