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Protocollo Covid per far ripartire lo sci: guai a fare un’altra stagione a vuoto

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Protocollo Covid per far ripartire lo sci: guai a fare un'altra stagione a vuoto

Protocollo Covid per aprire la stagione sciistica: il settore si prepara con largo anticipo per evitare un’altra, disastrosa chiusura.

Protocollo Covid per lo sci

L’inverno è ancora lontano, ma il mondo dello sci è fermamente intenzionato a farsi trovare pronto per la ripartenza. Le stazioni di Alagna e Mera puntano ad aprire la stagione invernale il 3 dicembre, Bielmonte spera nel debutto dell’8 dicembre. Intanto il protocollo per la ripartenza dello sci in modalità Covid c’è, ma l’ultima parola spetta al Comitato tecnico scientifico. Fisi, Anef, Federfuni, Associazione maestri sci italiani e il Collegio Nazionale Maestri hanno firmato a Milano il protocollo per la riapertura delle aree sciistiche e per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici a favore degli sciatori non agonisti e amatoriali.

Il green pass

«L’ultima parola spetta al Comitato tecnico scientifico – avvisa Gianpiero Orleoni, direttore di Icemont Bielmonte -. Magari il documento sarà ancora ritoccato, ma l’unica cosa certa che ci hanno detto è che si può ripartire e stavolta speriamo di farlo davvero». Una delle condizioni sarà il Green pass: «E’ una delle proposte – riprende -. Certo che per noi gestori sarà molto difficile capire come controllare». Non si parla di limitazioni di utenza: «Per ora sull’accesso alle piste non dovrebbero esserci limitazioni, pare assodato anche dal decreto Draghi. C’è invece la limitazione dell’80 per cento di capienza sulle strutture chiuse come le cabinovie, ma ci può anche stare».
Stessa linea per il collega Andrea Colla, direttore di Monterosa 2000: «Il documento con le proposte è stato firmato e presentato ma ora dobbiamo aspettare le decisioni del governo. Impossibile a oggi sapere quando potranno arrivare risposte».

La stagione persa

La proposta è stata presentata con largo anticipo sperando che il Cts e il Governo diano risposte in tempi utili dando modo così alle stazioni sciistiche di organizzarsi al meglio per la ripartenza. Di certo c’è voglia di ripartire. «L’ultima stagione praticamente non c’è stata – riprende Orleoni -. A parte gli Sci club, nessun altro ha potuto accedere alle piste. Abbiamo ospitato gare a Bielmonte, ma il grosso del fatturato rappresentato dai turisti del fine settimana è andato in fumo. Non solo per noi come impianti, ma anche per tutto l’indotto. Pensiamo ad alberghi, bar e ristoranti». Solo in una località come Bielmonte sono più di un centinaio le persone che lavorano d’inverno tra maestri di sci, camerieri, addetti alle piste. «Dopo una stagione fermi è davvero ora di ripartire – chiude Orleoni -, senza dimenticare che i ristori nazionali non sono ancora arrivati. Il Piemonte è una mezza isola felice visto che la Regione ci ha dato in parte i contributi».

In Valsesia

E in Valsesia le cose non sono andate meglio. Senza sci la perdita per la Valsesia, tra indotto diretto e indiretto, è stata stimata in circa 40 milioni di euro. Troppi per poter pensare a un altro inverno senza piste aperte. Proprio per questo è importante partire per tempo e organizzare al meglio la nuova stagione anche se molti aspetti sono ancora da capire, soprattutto a chi spetterà l’onere di controllare i Green pass.
Quello firmato dalle varie associazioni di categoria è un accordo fondamentale per consentire ad un settore strategico come quello della montagna di riprendere l’attività nel pieno rispetto delle regole. Le aziende funiviarie rivestono infatti un valore strategico per la tenuta degli equilibri socio-economici dei territori di montagna e del sistema turistico nel suo complesso.

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